LA RUSSIA diventa aggressiva quando si sente assediata. È sempre successo così e anche questa volta si tratta di capire se questa paura sia legata a fattori immaginari o abbia riscontri concreti. Di certo la paura dell’assedio che ha oggi viene da lontano. Da quando nel 1999 la Nato si allargò a tre ex Paesi del Patto di Varsavia, Polonia, Ungheria e Repubblica ceca. Ai quali nel decennio successivo si aggiunsero altri ex alleati della Russia ovvero Bulgaria, Romania e Slovacchia, più i tre Paesi baltici che avevano fatto parte dell’Urss ovvero Estonia, Lituania, Lettonia, più due pezzi della Jugoslavia ovvero Slovenia e Croazia, più l’Albania. Più l’Ucraina e la Georgia che sono nell’anticamera della Nato. Da qui la reazione di Mosca per non consentire un altro allargamento delle frontiere di influenza Nato. Questo spiega il no di Putin che si è ripreso la Crimea ovvero il porto con la più grande base militare russa nel mar Nero e che ha rivendicato il primato russo nella regione.

LE SANZIONI oltre che a essere un danno economico sono viste a Mosca come un’umiliazione e aggiungono fuoco al fuoco in un Paese che ha grandi capacità di incassare fino a quando l’Orso russo si sveglia e allora diventa pericoloso. Non sorprende che crescano i nostalgici della guerra fredda, l’ambasciatore Sergio Romano ne ha scritto nel suo ultimo illuminante saggio ‘In lode della guerra fredda’, e si fa presto a capire il perché di questa rivalutazione. La guerra fredda assicurò al continente euroasiatico cinquanta anni di pace, come non era accaduto negli ultimi quattro secoli e la fine della guerra fredda non ha significato l’inizio della pace ma il suo contrario, una successione di guerre di cui la crisi in Ucraina è solo l’ultimo capitolo. Quali furono le ragioni della pace quando c’era la guerra fredda e le ragioni della guerra in questi anni che dovrebbero essere di pace. Il deterrente che ha assicurato equilibrio tra Usa e Urss sono state le atomiche che hanno indotto a fermarsi prima del baratro. Le ragioni dell’attuale tensione, che ha spinto il Pontefice a lanciare domenica scorsa un grido di allarme, sono in parte dovute anche alla perdita di paura che suscitano gli arsenali atomici e poi c’è l’interpretazione che la guerra fredda è stata vinta dall’America e dunque l’America può sentirsi libera da impegni che pure aveva preso per non modificare l’area di influenza che era del Patto di Varsavia.

COSÌ si impegnò a fare il presidente George Bush con Gorbaciov nel 1991 a Malta e così si rimangiò l’impegno lo stesso Bush il 28 gennaio 1992, quando, per motivi elettorali, rinnegò la tesi fino ad allora affermata che la guerra fredda non aveva avuto né vinti né vincitori. Disse: «Grazie a Dio, l’America ha vinto la guerra fredda», e questo è diventato il motivo per cui i vincitori si sentono liberi di fare quello che credono con i vinti. Un’interpretazione della storia che non può andare bene all’Europa, il continente che più ha da pagare nella crisi con la Russia. Ma ancora una volta non esiste l’Europa. Esistono tanti piccoli Stati europei, ognuno dei quali pensa al proprio interesse.