SE È VERO che il nazionalismo si nutre di vittimismo come fosse ossigeno, noi dovremmo essere il paese più ossigenato del mondo e anche il più patriottico, invece non è così. Non è facile, anzi è amaro, dover soffermarci su notazioni che hanno a che fare con l’essere imbelli, se non codardi, l’essere inadeguati, il chinare sempre la testa, il far finta di essere buoni di natura perché è più facile che far la parte dei cattivi. Sono pensieri che si affollano di fronte all’ultima umiliazione, quella per cui ci siamo arresi ai trafficanti di schiavi, che dopo aver scaricato i clandestini sulle navi della nostra Guardia Costiera, armi in pugno, si sono fatti riconsegnare l’imbarcazione che era servita ai loro traffici. Vuoto a rendere. E sotto il tiro dei kalashnikov le nostre guardie anziché rispondere imbracciando a loro volta le armi hanno alzato le mani e obbedito all’ordine, magari temendo di fare la fine dei nostri marò in India, che invece hanno sparato ma poi abbiamo visto come li abbiamo difesi. O magari si sono arresi per altre valutazioni: 1) perché poteva finire in strage, 2) perché non avevano armi, o se le avevano non le hanno usate, il che non è meno grave.
UN’ITALIA ridotta così, secondo alcuni nostri velleitari politici, dovrebbe guidare la guerra all’Isis in Libia? Non scherziamo. Non solo non siano capaci di riportare a casa i due marò ma non siamo nemmeno capaci di far fuori dei banditi, che dopo aver beneficiato dei nostri soccorsi, intimano di riavere la barca con cui hanno commesso il reato per poterlo ripetere. Con queste credenziali ci presentiamo davanti alla crisi libica per riportare ordine in quel paese che è diventato il regno del caos e che tra poco sarà l’avamposto del Califfato per la guerra all’Italia e all’Europa. Dovremmo partecipare alla guerra, essendo capaci di esibire solo la nostra infinita bontà senza dimostrare di avere altre necessarissime qualità più efficaci per fermare un’emorragia che non può continuare e per affermare la nostra dignità di Paese, che non può sempre farsi mettere i piedi in testa. Abbiamo la nausea per i banditi e anche per i pavidi che ci guidano. Alla dignità non si può rinunciare e non si deve, mai, e soprattutto non ne possiamo più di essere diventati gli oggetti di scherno, gli zimbelli. Ora basta, basta, basta!