GIOVANNI MORANDI

A PARTE il discutibile invito di Hollande al premier israeliano Netanyahu perché non partecipasse alla marcia, pretesa che non aveva a che fare con l’antisemismo ma con ragioni di sicurezza (coraggio da leoni), il problema che gli ebrei sono sotto tiro esiste. Le cifre fornite dall’Agenzia ebraica di Francia, organizzazione che aiuta a trasferirsi in Israele, sono chiare. Nel 2012 sono partiti 2mila ebrei, nel 2013 oltre 3100, nel 2014 sono stati 5mila e quest’anno dopo quello che è accaduto e quello ancora peggiore che poteva accadere vogliono andarsene in 10mila. Siamo alla fuga dal paese che ha la più grande comunità ebraica d’Europa: mezzo milione. Ma il problema non è che i francesi sono antisemiti, anche se qualche motivo per guadagnarsi il sospetto l’hanno dato (leggere i libri di storia). Il fatto è che l’antisemitismo sta dilagando in Francia perché ci sono sei milioni di musulmani, che sono diventati ingombranti anche per i francesi.

GLI STUDI legali di New York segnalano nel 2014 il trasferimento di alcune decine di grandi famiglie ebraiche francesi, che senza fare clamore e senza però scegliere Israele che non è il posto più tranquillo del mondo, hanno pensato di mettersi al riparo andando negli Usa dove si sono portati dietro 1,5 miliardi di dollari. Il fatto che il premier Netanyahu abbia detto in modo ruvido a Hollande di essere più energico contro il terrorismo arabo, e abbia detto agli ebrei: «La vostra casa è Israele» (e non la Francia) non è che il risultato di quanto si è detto. Tra quelli che se ne vanno c’è il proprietario del negozio kosher della strage. Inevitabile epilogo di un’immigrazione finita fuori controllo. La libertà della democrazia ha finito col facilitare i fanatici jihadisti, che tre anni fa assalirono una scuola ebraica (quattro morti) e regolarmente incediano i negozi ebrei. All’Agenzia ebraica si sono rivolti l’anno scorso in 50mila per sapere cosa fare per andarsene ed è facile trovare ebrei che ti dicono che hanno paura e che non è più vita. Liberté fraternité égalité ma non per tutti.