CON il primo vento freddo ci siamo avviati verso la stagione della depressione che caratterizzerà i prossimi mesi. Da questo punto di vista pare la replica di quel che in precedenza accadde al governo Monti, poi a Letta e prim’ancora a Berlusconi. Tutte esperienze politiche che sono cominciate all’insegna del più generoso ottimismo, poi molto rapidamente trasformatosi in pessimismo nero e infine in sguaiata opposizione. E ogni volta questa metamorfosi è avvenuta molto velocemente fatta eccezione per Berlusconi. E’ come se ogni volta noi fossiamo prigionieri di un’illusione che ci fa credere nell’uomo della provvedenza di turno, ovvero in colui che ci pare quello giusto per risolvere ogni nostro affanno, e ogni volta ci crediamo davvero, non facciamo finta, in lui riponiamo speranze, aspettative e perfino ammirazione. Per poi rimanere delusi. Dev’essere una nostra inclinazione latina a farci essere così, come dimostrano gli esempi recenti e ancora di più i casi del nostro più lontano passato. Per tutte queste ragioni perciò oggi anche Renzi deve sorbirsi la spiacevole onda di ritorno, ovvero quella del pessimismo, esagerata almeno quanto lo era quella dell’ottimismo nei primi mesi del suo governo.

FU ESAGERATO l’ottimismo di allora ed è esagerato il pessimismo di ora, tenuto conto che stiamo parlando di una tendenza, ovvero tenendo presente che Renzi gode ancora della fiducia della maggior parte degli italiani, sebbene abbia perso posizioni. Comunque mai sottovalutare i segnali anche i più deboli e i segnali ci dicono che è cambiato il verso.

PERCHÉ non dobbiamo sottovalutare queste inversioni. Perché al di là delle Cassandre che in realtà non fanno previsioni ma analisi del presente e che ci dicono che i dati economici italiani stanno peggiorando, al di là di questi segni che lanciano l’allarme per avvertirci che quel che è stato fatto (poco) non basta e che la cura è sbagliata, al di là di queste notazioni economiche, ci sono segnali ben più evidenti che avvertono Renzi che deve affrontare anche nodi politici, primo fra tutti quello del suo partito senza ignorare quelli di Forza Italia, dove la convinzione che Berlusconi non sia quello di una volta fomenta tentazioni ribellistiche che indeboliscono i patti. Caso Csm e caso Corte costituzionale fanno ben comprendere che lo scontro tra partiti, dentro i partiti e in particolare dentro il Pd avranno come terreno Camera e Senato e dalle sfide che là si combatteranno Renzi non potrà sottrarsi né potrà dirsi sicuro di vincerle.

E VISTA la durezza del muro contro muro che si profila, è possibile che l’epilogo non sia del vincitore unico che vince con la forza ma del vincitore che negozia per chiudere il conflitto.
Il caso Emilia Romagna con i candidati alla presidenza regionale inquisiti non è tanto una vicenda giudiziaria ma politica. Non si tratta tanto di valutare se i candidati inquisiti abbiano speso mille o 5 mila euro per l’auto blu, fossero questi i problemi, ma di valutare se quegli uomini siano quelli giusti ovvero quelli capaci di rappresentare non tanto il Pd che ormai ha finito i nomi quanto una parte dell’Italia, che è prima nel mondo economico e culturale e che perciò non può essere data in mano al primo assessore che passa.