GLI MANCA solo l’arco del trionfo, di tutto il resto non gli manca nulla. L’Imperatore Birichino procede con l’incedere solenne che il momento gli consente, soddisfatto di essere tornato vincitore dalla campagna non di Gallia ma quella che ha portato all’elezione di Mattarella, osserva distaccato gli esodi dei (sia pure) alleati ma certamente non appartenenti alle proprie legioni, che in massa hanno chiesto frettolosamente rifugio all’interno del castrum, riconoscendolo come loro casa e come catapulta delle loro carriere. Procede l’Augusto Birichino osannato dalle folle e severo con i vinti, per il solo fatto di aver osato rivendicare i patti mostrandosi insofferenti alla pax romana, e dunque il clima imperiale che aleggia attorno al capo cornato del vincitore è quello che evoca l’Urbe nell’era massima del suo splendore, fastosa e dorata, che mai – ahi, Dei maligni! – avrebbe immaginato di essere alla vigilia del più triste declino. E se la storia ha una sua utilità per chi pensa di poterne trovare insegnamenti, dobbiamo pur ammettere che è sempre successo che il culmine delle vittorie sia sempre coinciso con l’inizio delle sconfitte e magari la regola potrà suonare lievemente jettatoria ma non fu così anche per – e si perdoni l’accostamento ardito tra l’Augusto e l’ex Cavaliere – dopo i fasti dell’Aquila, quando il presidente operaio sembrava aver sgominato i popoli avversi e invece si trovò poco dopo nel precipizio che condusse alla fine del suo governo?

SARÀ forse viziato da eccesso di prudenza il giudizio ma il dire abbiamo i numeri e possiamo fare a meno di Forza Italia anziché suonare come un monito di forza appare piuttosto come un’ammissione di debolezza, perché significa dover rinunciare ad un’arma di cui si poteva disporre in precedenza. E del resto pare strano che Renzi non sappia da sé che deve guardarsi dagli eccessi di sicurezza, perché mai fu commesso errore più grande di quello di sopravalutarsi e di sottovalutare gli altri. Il patto del Nazareno potrà anche essere stato messo da parte, ma se Renzi vuol portare avanti le grandi riforme istituzionali non potrà fare a meno di recuperare quel rapporto con Berlusconi, pena il dover vedersela con i nemici che sono dentro il Pd, che non sono migliori, che non sono meno pericolosi, e che non sono spariti ma si sono solo momentaneamente azzittiti.