Craxi aveva nominato Giuliano Amato commissario del Psi milanese, che era stato travolto dagli scandali e io quel giorno arrivai un po’ in anticipo all’appuntamento con Amato. Una casualità che mi consentì di misurare la rabbia dei milanesi mentre attendevo Amato davanti alla sede del Psi. Mi scambiarono per un politico socialista e scoppiò il finimondo. Successe infatti che si fermavano tutti, perfino i tram, non solo gli automobilisti ma anche quelli in moto, si fermavano, slacciavano il casco, mi gridavano: ‘Ladro!’, e poi ripartivano.

Una rivolta popolare che a confronto con il silenzio agghiacciante che ha accolto l’ultimo scandalo di Roma, di gran lunga peggiore dei precedenti, fa molto meditare. Almeno ai tempi di Tangentopoli ci sfogavamo davanti alla televisione, a leggere sui giornali, a illuderci che finalmente le ruberie erano state smascherate, ma ora che cosa dobbiamo credere visto che abbiamo ben capito che non sono mai finite e che i ladri sono aumentati invece di diminuire e che l’unica cosa che è scesa è la decenza.

E l’altra cosa che è cresciuta è il silenzio degli increduli, degli sgomenti, del non ci sono più parole, di chi ha perso la speranza, di chi dice che non ce la possiamo fare, di chi non sa più a che santo votarsi, di chi non sa più chi votare. Roma ha ricevuto in cinque anni 4 miliardi di aiuti extra dal fisco, ovvero dalle tasse che paghiamo. Oltre ai finanziamenti ordinari. E avevano messo su un giro di delinquenti che si rallegravano perché «qui si guadagna più con la droga».

È precipitato tutto, compresi i requisiti minimi che anche i ladri di Stato una volta potevano vantare, giustificando i furti come finanziamenti ai partiti. A dividersi le torte per l’arricchimento personale non sono più i cassieri di partito ma i malavitosi, gli ex terroristi a capo di un giro di assessori corrotti, funzionari e politici di ogni stampo e area politica.

Almeno il silenzio che accolse il discorso di Craxi del 3 luglio del ’92, quando dichiarò spergiuro chiunque avesse negato di aver fatto ricorso al finanziamento illecito dei partiti era il silenzio ipocrita dei colpevoli ma oggi è il silenzio degli impotenti, di quelli che non sanno come esprimere la loro furia e vanno alla ricerca disperata di qualcuno che li sappia difendere.

Oggi la denuncia del malaffare non è affidata al leader politico che pure nella spregiudicatezza voleva mostrare l’amara anzi miasmica verità, oggi l’analisi volgare dell’indecente verità è affidata al mazzettaro: «I nostri sono meno ladri di quelli del Pdl, e te lo posso assicura’ io che pago tutti». Lo aveva detto Craxi, oggi lo dice un boss mafioso. Un giro politico affaristico che si mascherava dietro nomi come Nuova Italia. Povera Italia.