L’analisi delle tracce di Dna tumorale nel sangue periferico è al centro dell’interesse dei ricercatori di tutto il mondo, come si vede passando in rassegna i poster all’ASCO, meeting annuale di oncologia clinica organizzato negli Usa. Una corsa giustificata dal fatto che, una volta che sarà standardizzata, la procedura detta biopsia liquida si rivelerà un sistema pratico, attendibile, per nulla invasivo, capace di individuare cellule cancerose in circolo partendo da un piccolo prelievo ematico, con significato premonitore e predittivo. Sarà una tecnica utile al fine di monitorare l’efficacia dei trattamenti antitumorali, come avviene già adesso per varie applicazioni, e in prospettiva futura sarà doppiamente utile per sospettare eventuali nuovi focolai neoplastici in fase iniziale, in modo da aggredirli e prenderli in tempo, quando ancora si possono circoscrivere.

Tra i ricercatori più intraprendenti al lavoro in questo campo figura l’italiana Patrizia Paterlini-Brechot, francese di adozione, il cui nome è entrato ora nella terna dei finalisti dell’European Inventor Award, riconoscimento annuale indetto dall’Ufficio europeo dei brevetti. La dottoressa Paterlini, che ha legato il suo nome alla tecnologia Iset e alla Rarecells Diagnostics, ha ottenuto la nomination dall’European patent office (Epo) nella categoria ricerca, per l’originale tecnica di individuazione delle cellule tumorali circolanti, una metodologia descritta pure in un libro, edito in Italia da Mondadori, che merita la lettura.

“I metodi di diagnostica avanzata come l’invenzione di Patrizia Paterlini-Brechot“, ha scritto Antonio Campinos, presidente Epo, “aprono un nuovo fronte nella battaglia contro la malattia“. Originaria della provincia di Reggio Emilia, dopo la laurea in medicina e chirurgia conseguita in Italia, a Modena, e le prime cruciali esperienze in clinica con l’indimenticabile maestro, Mario Coppo, la Paterlini-Brechot si è stabilita in Francia, docente di biologia e oncologia cellulare all’Università Parigi Descartes, nonché medico presso il Sistema ospedaliero parigino.

“Spesso le persone pensano che il cancro ti colpisca improvvisamente e che si diffonda molto rapidamente – ha scritto la ricercatrice – ma il processo di formazione delle metastasi è lento e può andare avanti per anni“. Per questo ci sono studi in tutto il mondo che si concentrano sulle cellule tumorali circolanti, con procedure brevettate, sottoposte a rigorosa validazione e studi, e risultati sempre più raffinati. La prossima scommessa sarà quella di arrivare a identificare la provenienza delle cellule tumorali nel torrente circolatorio, il punto di partenza insomma, in modo da localizzare eventualmente l’organo in sofferenza, per poi estendere il know how ai programmi di screening.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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