La notizia del trapianto miracoloso lanciata in Gran Bretagna dal Telegraph, le cellule staminali utilizzate in un protocollo sperimentale al Kings College Hospital di Londra per trattare casi disperati di sclerosi multipla, non deve ingannare o spingere a compiere inutili viaggi della speranza. Lo stesso protocollo da anni viene tentato anche in Italia, e pochi giorni fa è stato pubblicato su Neurology uno studio tutto italiano su questo argomento. Il trattamento con cellule staminali del sangue potrebbe risultare, in teoria, una terapia rivoluzionaria, ma siamo ancora a livello sperimentale. Le cellule rimpiazzate funzionano non tanto come pezzi di ricambio dei nervi lesionati, ma come laboratori (farmaci) che secernono sostanze (segnali) capaci di riequilibrare il sistema immunitario nei pazienti giovani con problemi della vista e perdita di autonomia. La SIN, Società italiana di Neurologia, ha segnalato oggi che uno studio multicentrico, promosso dalla Società Europea Trapianti di Midollo, coordinato da Giovanni Mancardi dell’Università di Genova e da Riccardo Saccardi dell’Azienda universitaria-ospedaliera Careggi di Firenze, ha dimostrato che nei casi gravi di sclerosi multipla (SM) l’intensa immunosoppressione seguita da trapianto autologo di cellule staminali del sangue è risultato più efficace rispetto alla terapia farmacologica standard a base di mitoxantrone.

Lo studio di fase II, durato oltre 15 anni, ha coinvolto 21 persone affette da sclerosi multipla secondaria progressiva o recidivante-remittente, la cui disabilità era peggiorata nonostante il trattamento con farmaci di prima linea. Tutti i partecipanti, età media 36 anni, avevano ricevuto in precedenza, senza risultato, terapie standard per contrastare l’aggressione alla guaina mielinica delle cellule nervose. Nel corso dello studio, 12 dei partecipanti hanno ricevuto il farmaco immunosoppressore mitoxantrone, mentre agli altri nove partecipanti è stata somministrata una potente terapia immunosoppressiva con successiva infusione di cellule staminali emopoietiche selezionate e raccolte dagli stessi pazienti, opportunamente coltivate. Questa procedura, comunemente denominata autotrapianto di midollo, è utilizzata per il trattamento di gravi malattie del sangue come leucemie e mieloma e, da alcuni anni, anche nel campo delle malattie autoimmuni. Dallo studio sembra emergere che l’introduzione di cellule staminali sia in grado di riprogrammare il sistema immunitario, ha dichiarato il professor Mancardi.