Sono 15mila le donne candidabili ai test genomici, che consentono di prevedere il rischio di recidiva e, quindi, di escludere la chemioterapia in aggiunta alla terapia ormonale, evitando inutili esposizioni. Si stima infatti che ogni 12 mesi, in Italia, fino a 10mila donne colpite da carcinoma della mammella ricevono la chemio senza averne reale necessità. I risparmi per il sistema sanitario possono raggiungere i 30 milioni di euro ogni anno con l’introduzione dei test genomici su tutto il territorio.

Per sensibilizzare cittadini, pazienti, clinici e Istituzioni sul loro ruolo e sulla prospettiva di superare le attuali differenze territoriali, nasce il portale www.testgenomicitumoreseno.org che ospita testimonianze di esperti e di esponenti del mondo del volontariato, servizio realizzato grazie al contributo incondizionato di Exact Sciences.

“La Legge di Bilancio ha istituito un Fondo di 20 milioni di euro per il rimborso diretto delle spese sostenute dagli ospedali per l’acquisto dei test genomici nelle donne con carcinoma mammario ormonoresponsivo in stadio precoce- spiega Francesco Cognetti, Presidente di Fondazione Insieme contro il Cancro e di FOCE (ConFederazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi)- A distanza di tre mesi, tuttavia, manca ancora il decreto attuativo da parte del Ministero della Salute per sbloccare queste risorse. Garantire subito l’accesso ai test genomici su tutto il territorio è una battaglia di civiltà. Clinici e pazienti chiedono che venga emanato quanto prima il provvedimento“.

L’utilizzo appropriato dei test, sottolinea il prof. Cognetti, determina un vantaggio non solo per la donna, che diversamente verrebbe sottoposta a cicli di trattamento superflui, sia per i bilanci del servizio sanitario nazionale, in quanto si recuperano in media 3.000 euro ogni volta dai costi diretti della chemio. Complessivamente, quindi, possono essere risparmiati 30 milioni di euro ogni anno in Italia”.