Dall’emofilia al Parkinson, dall’atrofia muscolare spinale alla Duchenne, passando per la talassemia e le mutazioni associate alla distrofia retinica, nell’arco dei prossimi dieci anni oltre 350 mila persone saranno curate con terapie avanzate che utilizzano i geni alla stregua di pezzi di ricambio, farmaci capaci di sostituire le parti difettose. A fare il punto sulla farmaceutica del futuro è stato un convegno organizzato da FortuneItalia e dall’associazione #VITA.

Angela Ianaro, presidente dell’Intergruppo parlamentare Scienza e Innovazione, commenta con favore queste terapie, che “intervengono in modo diretto sulle cause della malattia, non solo per alleviare i sintomi, e vengono somministrate con un unico trattamento, a differenza dei farmaci tradizionali”.

Americo Cicchetti, professore di Organizzazione aziendale all’Università Cattolica, attribuisce alle terapie avanzate un successo nel lungo periodo, anche in termini di risparmi e sostenibilità del servizio sanitario: “Si assiste a un miglioramento radicale della storia naturale della malattia – ha scritto Cicchetti – superando vecchi protocolli che spesso si prolungherebbero per tutto l’arco di vita della persona. All’impatto sulla salute si aggiunge un’altrettanto importante svolta in termini di qualità della vita, che porta in dote un recupero di produttività anche sotto il profilo professionale lavorativo”. Pertanto, conclude Mauro Marè, ordinario di Scienza delle finanze alla Luiss, “bisognerebbe contabilizzare una spesa di questo tipo come vero e proprio investimento”.