Le infezioni da batteri multiresistenti rappresentano una vera e propria pandemia silenziosa che sta crescendo a un ritmo preoccupante. Secondo le stime, queste infezioni potrebbero diventare la prima causa di morte nel mondo entro i prossimi vent’anni. Ogni anno, quasi cinque milioni di persone perdono la vita a causa di infezioni ospedaliere ed extraospedaliere causate da superbugs, i famigerati superbatteri resistenti agli antibiotici.

 

L’Italia è uno dei paesi più colpiti da questo problema, con una prevalenza di ceppi batterici resistenti agli antibiotici tra le più alte al mondo. Per affrontare questa emergenza, si è tenuto il convegno nazionale della Società Italiana di Terapia Antinfettiva (SITA), a Padova. L’obiettivo principale dell’evento era fornire agli operatori sanitari un aggiornamento sulle sfide legate alle infezioni da germi multiresistenti, attraverso la presentazione di dati nazionali e internazionali.

 

Secondo Matteo Bassetti, Presidente SITA e Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, il numero di vittime causate da infezioni da batteri resistenti agli antibiotici è addirittura superiore a quello del COVID-19. Pertanto, è fondamentale che medici, farmacisti, biologi e cittadini si preoccupino dell’uso appropriato degli antibiotici.

 

Bassetti sottolinea la necessità di adottare un approccio multidisciplinare chiamato one health, che coinvolga anche i veterinari e gli operatori nel settore agricolo. Ridurre l’uso di antibiotici, incentivare la ricerca e sviluppo di nuovi antibiotici e migliorare la somministrazione delle molecole sono aspetti fondamentali per contrastare l’emergenza dell’antibiotico-resistenza.

 

Durante il congresso sono state discusse le infezioni più difficili da trattare, in particolare nei pazienti immunodepressi, alla luce dei nuovi antimicrobici disponibili. Sono state anche affrontate le nuove metodologie diagnostiche e terapeutiche per le infezioni da germi multiresistenti, con particolare attenzione al ruolo del laboratorio e del farmacologo.

 

Il COVID-19 è stato al centro del programma scientifico, considerando l’impegno degli specialisti infettivologi nell’affrontare la pandemia. Sono state approfondite le strategie di trattamento precoce per i soggetti immunodepressi e le conseguenze a lungo termine dell’infezione, come il long-Covid. Sono state inoltre affrontate altre tematiche come l’infezione da HIV e le epatiti virali, con l’introduzione di nuovi approcci preventivi e terapeutici.

 

L’appuntamento di Padova ha rappresentato un momento di confronto e condivisione per gli specialisti infettivologi, microbiologi e altri professionisti coinvolti nella gestione delle problematiche infettivologiche. La lotta contro le infezioni da batteri multiresistenti richiede un impegno collettivo e una collaborazione tra diversi settori, al fine di preservare l’efficacia degli antibiotici e garantire una migliore salute per tutti.