Si parla tanto di ruolo strategico della ricerca scientifica, eppure nei primi quattro mesi di quest’anno, su 56 sperimentazioni cliniche avviate in Europa, solo 12 hanno coinvolto l’Italia, questo perché gli studi si concentrano solo laddove sono state aggiornate le norme in materia. Occorre sveltire i tempi e coinvolgere le associazioni pazienti. Questa la richiesta rilanciata, nel corso di un evento ospitato al Centro Studi Americani a Roma, da un gruppo costituito da 16 associazioni, con il sostegno della Fondazione Roche.

 

Gap da colmare

In Italia tre anni fa sono state approvate 672 nuove sperimentazioni cliniche, il 23% di quelle nell’UE.  «Una quota importante – precisa Maurizio de Cicco, componente del Comitato di presidenza Farmindustria – che rischia di contrarsi se perdurano i ritardi nell’attuazione del regolamento europeo sulle sperimentazioni cliniche». L’Italia è tuttora in ritardo nell’attuazione, affidata alla Legge Lorenzin del 2018, che prevede una serie di misure in gran parte ancora da emanare, tra queste appunto il coinvolgimento delle associazioni. Per indicare la strada attraverso la quale riportare il punto di vista dei pazienti è stata redatta, insieme al Cnr, una Carta etico-deontologica. «La centralità dei pazienti nel sistema della ricerca clinica è un dato assodato, come dimostra anche l’impostazione della recente iniziativa lanciata dalla Commissione Europea insieme alle Agenzie regolatorie nazionali e all’EMA – ha scritto Sandra Petraglia, dirigente Area pre-autorizzazione dell’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco – una delle azioni prioritarie di ACT EU è infatti dedicata alla creazione di una piattaforma multistakeholder, che vede al centro le Associazioni, con un loro coinvolgimento diretto».

 

Ruolo delle associazioni

«Da tempo le Istituzioni hanno riconosciuto l’importanza di rendere più fluidi i protocolli di sperimentazione dei farmaci. Portare il punto di vista di chi affronta in prima persona la malattia nel cuore della sperimentazione, fin dalla fase di progettazione degli studi – ha scritto Mariapia Garavaglia, presidente Fondazione Roche – fa sì che le terapie possano essere sempre più a misura del paziente, accelerando il percorso della ricerca clinica e contribuire a ridurre i costi».