La chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (O.P.G.) ha portato a un significativo aumento della presa in carico da parte dei Servizi di Salute Mentale di soggetti autori di reato. Questo è stato il risultato dell’incremento delle misure di sicurezza alternative alla pena, applicate a coloro che sono stati giudicati non imputabili per vizio di mente. Tuttavia, i limiti della legge 81/2014, che regola il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, sono emersi chiaramente in vari contesti, compresa una sentenza della Consulta.

 

Misure di sicurezza

Questi limiti affliggono anche l’organizzazione delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (R.E.M.S.), che sono state aperte, secondo vari esperti, senza una previsione e programmazione efficace dei percorsi di ingresso e uscita, e senza una chiara definizione dei ruoli di collaborazione inter-istituzionale. La sentenza della Consulta ha messo in evidenza le carenze nella cooperazione tra magistratura, professionisti della psichiatria forense, dipartimento di salute mentale, forze dell’ordine, servizi sociali dei comuni e organi di coordinamento regionale.

 

Il tragico assassinio della dottoressa Barbara Capovani, avvenuto a Pisa nell’aprile 2023, e altri analoghi episodi di cronaca nera, hanno acceso il dibattito sulla percezione del rischio avvertita dalla maggioranza degli operatori dei servizi di salute mentale. Questa preoccupazione è condivisa anche da molti professionisti di altri settori dell’assistenza ospedaliera e ambulatoriale, si teme infatti una eccessiva medicalizzazione di molte forme di disagio sociale e criminalità, criticità che esulano dall’ambito clinico e che vengono di fatto scaricate impropriamente sulle spalle degli operatori sanitari.

 

I cambiamenti in corso vengono considerati dalle equipe multi-professionali dei servizi di salute mentale come un sostanziale passo indietro rispetto agli intenti della legge 180/78. Questa legge aveva inizialmente sottratto la psichiatria italiana ai ruoli di custodia, attribuendo esclusivamente alla salute mentale percorsi di cura e restituendo dignità ai pazienti con la chiusura dei manicomi. Specialisti di chiara fama quali Liliana Dell’Osso, Valdo Ricca, Andrea Fagiolini, Emi Bondi, Tommaso Maniscalco, Rolando Paterniti e Massimo De Berardinis, insieme a giuristi del calibro di Andrea Simoncini, Gaetana Morgante, Elena Vivaldi e Paolo Bianchi, si sono confrontati su questi temi e sulle prospettive di riforma della legge 81/2014.

 

Convegno Motore Sanità

Il confronto è avvenuto presso l’Istituto degli Innocenti a Firenze, in un convegno dal titolo “Il compromesso imPossibile: salute mentale di comunità, pazienti autori di reato e delega della devianza”. L’evento è stato organizzato da Motore Sanità, promosso da Enrico Rossi, già Presidente della Regione Toscana, con Francesco Casamassima, direttore dei Servizi di Salute Mentale Adulti della città di Firenze, e Giuliano Casu, già Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze dell’Azienda Usl Toscana Centro.

 

Revisione

Il dibattito in atto, secondo gli operatori, riflette la necessità di una revisione approfondita della legge 81/2014, al fine di garantire percorsi di cura efficaci, rispettando i diritti dei pazienti, evitando derive che possano compromettere la dignità e la qualità dell’assistenza nella salute mentale.

 

L’analisi

Negli ultimi anni, si diceva, si è assistito a una impropria tendenza alla medicalizzazione di varie manifestazioni di disagio sociale e criminalità in Italia. Questo fenomeno sta conducendo a un serio rischio di regressione ideologica, civile e politica nella concezione della devianza nella società contemporanea, una visione dalla quale la salute mentale si era precedentemente liberata, grazie al supporto di evidenze scientifiche, alla consapevolezza professionale di numerosi operatori, e alla lucida spinta ideale degli interventi legislativi.

 

La causa di questa regressione può essere attribuita a diversi fattori, su cui i servizi pubblici di salute mentale hanno avuto e continuano ad avere una limitata incidenza. Tra questi fattori rientrano l’incremento della criminalità e del disagio correlato ai fenomeni migratori, la mancanza di politiche di integrazione per i migranti, le difficoltà economiche e strutturali che affliggono intere istituzioni (come il sovraffollamento delle carceri, il sovraccarico del sistema giudiziario e il progressivo indebolimento della funzione di prevenzione/deterrenza delle forze dell’ordine), e la diffusione di nuove forme di tossicodipendenza.

 

La normativa

La legge 81/2014, che regola il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), ha evidenziato gravi limiti, come sottolineato dalla Consulta nella Sentenza 22/2022. La conseguente chiusura precipitosa degli OPG, sebbene necessaria e motivata da buone intenzioni, è avvenuta senza una programmazione accurata dei passaggi successivi.

 

Questo quadro complesso ha sollevato interrogativi critici sulla direzione che la Psichiatria italiana sta intraprendendo. La professione si trova ora di fronte alla sfida di bilanciare la necessità di interventi tempestivi e adeguati con la salvaguardia dei diritti individuali senza venire meno alle esigenze di tutela della salute mentale.

 

Conclusioni

Il dibattito promosso da Motore Sanità a Firenze, incentrato sulle modalità per affrontare tali sfide, è diventato centrale, coinvolgendo professionisti della salute mentale, giuristi, esperti di politiche sociali. È imperativo che la revisione della legislazione vigente e l’implementazione di nuove strategie siano guidate da una visione olistica, basata sulla ricerca scientifica e sulla collaborazione interdisciplinare, al fine di garantire una risposta equilibrata e umana alle complesse questioni legate alla salute mentale e alla devianza sociale.