Intossicazioni da ingestione di funghi, tornano putroppo alla ribalta della cronaca notizie di gravi inconvenienti causati dal consumo di funghi non commestibili raccolti da dilettanti che hanno trascurato l’importanza di sottoporre tali raccolti al vaglio degli esperti. L’allarme è confermato dai Centri Antiveleni presenti sul territorio italiano, dove lavorano medici, farmacisti ed esperti tossicologi. È una piaga ricorrente, a partire da settembre, durante la stagione della raccolta, che porta la Società Italiana di Tossicologia (SITOX) e il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) a lanciare insieme l’allerta affinché l’entusiasmo non offuschi la necessaria prudenza. Importanti anche i consigli: non c’è bisogno di rinunciare a una passione, è sufficiente seguire le indicazioni degli esperti qui elencate.

Le intossicazioni

Ogni anno i medici dei Centri Antiveleni forniscono consulenza specialistica per migliaia di pazienti che accedono nei Pronto Soccorso di tutta Italia con sintomi di intossicazione dopo aver consumato funghi. Spesso si tratta di accessi di interi nuclei familiari o di intere tavolate di amici, tali da mettere in difficoltà l’organizzazione stessa degli ospedali. I funghi consumati comprendono sia specie commestibili che velenose. Nel primo caso si tratta di intossicazioni causate dall’ingestione di quantità eccessive (in particolare di porcini crudi), di funghi non adeguatamente cotti (chiodini) o preparati in maniera incongrua (laricini).

Sarah Vecchio, forte dell’esperienza del Centro Antiveleni di Pavia, afferma che gli inconvenienti conseguenti all’ingestione di funghi commestibili in abbondanza o in pasti ravvicinati possono arrivare a rappresentare quasi la metà della casistica annuale di un centro antiveleni. A preoccupare maggiormente sono tuttavia le intossicazioni causate da funghi velenosi. Nel dubbio è bene fare ispezionare il cestino dei funghi rivolgendosi presso gli ispettorati micologici presenti in ogni azienda sanitaria. Una falsa credenza riguarda l’utilizzo di aglio, argento o prezzemolo come sostanze rivelatrici: mai fidarsi di un riconoscimento fai da te, improvvisato, effettuato tramite un libro o una app.

Donne in gravidanza, anziani e bambini piccoli dovrebbero astenersi dal consumo di funghi di provenienza incontrollata: lavanda gastrica e trattamenti invasivi in queste categorie possono risultare particolarmente rischiosi da effettuare. Indipendentemente dall’intensità e dalla durata dei sintomi (che possono esordire subito o palesarsi dopo qualche ora dal consumo) in caso di malessere bisogna sempre recarsi al pronto soccorso, portando eventuali avanzi del pasto. Cercare di gestire la situazione a casa, assumendo farmaci per ridurre vomito e diarrea, può voler dire rischiare la vita.

Gli infortuni

Elio Guastalli, del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, afferma che questa organizzazione è una risorsa tecnica del Sistema Sanitario di Urgenza ed Emergenza 118, e registra ogni anno centinaia di interventi a favore di cercatori di funghi in difficoltà. “Spesso gli interventi di ricerca e soccorso si dimostrano difficili – spiega Guastalli – a partire dalla necessità di individuare la zona dove il cercatore è disperso, o il luogo dove è poi scivolato. La caduta è il pericolo maggiore. Non di rado vengono soccorse anche persone colte da malore, presumibilmente dovuto a un eccessivo affaticamento. I consigli che si possono dare sono pochi, a volte banali ma importanti. Va evitato l’uso di stivali di gomma, anche su terreni apparentemente poco impegnativi, a favore di un buon paio di scarponi da montagna. Sovente i cercatori di funghi si muovono da soli. Ma va ricordato che, in mancanza di compagni, anche un piccolo incidente può determinare situazioni difficili da controllare”.

Utile il cellulare, anche se sono purtroppo ancora frequenti le aree senza campo. Una buona regola consiste nel comunicare a familiari o conoscenti il luogo e il percorso che si intende seguire, non variarlo, e avvisare dell’avvenuto rientro. Solo così, in caso di mancato rientro ci sarà qualcuno che potrà dare l’allarme. E se mai ci si smarrisse? Mai farsi prendere dal panico: meglio tornare sui propri passi. In caso di necessità uno zaino ben organizzato sarà utile per far fronte a qualche imprevisto. Utili anche un piccolo kit di pronto soccorso (cerotto, disinfettante, garza sterile e benda elastica), un coltello multiuso, un maglione, una giacca impermeabile e antivento, un telo termico (foglio leggero di materiale plastico e alluminio), una pila frontale, cibo e soprattutto bevande di ristoro. Con poco peso sulle spalle si è in grado di risolvere molti problemi.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

Salute