Le ripercussioni sociali della pandemia (chiusure, isolamenti, paura dei contagi, dissesti economici) stanno generando una nuova epidemia, che si esprime influenzando devianze, comportamenti patologici, slatentizzazione di nevrosi preesistenti. Le principali Società scientifiche della psichiatria hanno chiesto di sensibilizzare le istituzioni a ogni livello segnalando le difficoltà incontrate nel servizio sanitario nazionale, da qui la proposta di creazione di un’Alleanza per la Salute Mentale.

 

Programmi di recupero

“La proposta condivisa – spiegano Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci, presidenti SINPF, Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia – punta a istituire un coordinamento tra le Regioni, la definizione di PDTA condivisi e integrati con piani di trattamento individuale, progetti terapeutico riabilitativi personalizzati, maggior coinvolgimento delle farmacie ospedaliere territoriali nel monitoraggio di farmacovigilanza e dell’aderenza terapeutica, sviluppo e supporto in tutte le Regioni di alternative alle strutture psichiatriche, stanziamento di fondi per la ricerca, la ricostruzione di un tavolo di lavoro interministeriale e interregionale. Tutto questo con l’unico vero obiettivo finale di una Agenzia Nazionale per la Salute Mentale: il recupero delle persone che soffrono”.

 

Next Generation

Una delle popolazioni a rischio  sul versante salute mentale riguarda la cosiddetta Next Generation, di cui tanto si parla, per l’impossibilità di garantire loro i servizi minimi in un settore in ginocchio già prima della pandemia, per assenza di investimenti, una carenza drammatica di personale medico e ora alle prese anche con un aumento del 30% di diagnosi tra depressione e altre patologie psichiche causate da due anni di Covid, soprattutto tra giovani e studenti.

 

Gli investimenti, che sarebbero dovuti crescere almeno fino al 5% del fondo sanitario nazionale, per raggiungere l’obiettivo del 10% indicato in sede comunitaria per i Paesi ad alto reddito, sono tracollati dal già misero 3,5% del 2018 a 2,75% del 2020. Cui è seguito un crescente numero di diagnosi post pandemia. Significa che i 728 mila cittadini in cura nei Dipartimenti di Salute Mentale nel 2020 (passati da 183 a 141 dal 2015 al 2020) sono sicuramente aumentati nel 2021-22 anche se non censiti o non ancora individuati. A tutto questo si aggiunge la fuga del personale, sia medico che infermieristico, da dipartimenti già sotto organico da anni.

 

Nel giro di tre anni, forse meno, mancheranno altri mille psichiatri tra pensionamenti e dimissioni come emerge da uno studio recente di Anaao-Assomed. Infine restano differenze regionali a complicare la situazione. Nonostante alcuni flebili segnali (nella Legge di Bilancio e nelle linee di indirizzo sui DSM) e un finanziamento della Commissione UE, non si vede, tra le (ingenti) risorse destinate dal PNRR alla salute, un solo euro destinato alla Salute Mentale. Da qui l’appello straordinario, lanciato a Roma dalla SINPF in un convegno organizzato da Mapcom Consulting con il contributo incondizionato di Ostuka Pharmaceutical e Lundbeck Italia, alla presenza di molti rappresentanti istituzionali, e fatto proprio dalle altre società scientifiche del settore, per la creazione di una Agenzia Nazionale per la Salute Mentale, che dovrà ripartire da zero per mettere l’Italia in condizioni di pareggiare i conti con l’Europa e di ridare dignità a chi soffre e a chi lavora in questo settore così strategico per la società e l’economia italiana.