È l’ultima scoperta divenuta cura concreta nel mieloma multiplo, un tumore del sangue che rende la vita difficile alle persone che ne soffrono (dolori ossei, fratture, sanguinamenti). Si chiama carflizomib, come una parola magica, gli specialisti possono impiegarlo per regalare anni di vita alle persone già in trattamento. La malattia può avere un andamento altalenante, con periodi di tregua e ricadute. «Nel momento della recidiva – dicono i clinici – abbiamo oggi delle armi in più, un nuovo farmaco da prendere sempre in combinazione, che agisce come rimandando indietro le lancette dell’orologio del malato».

Si tratta della seconda linea di trattamento, come una trincea che in una guerra ipotetica sbarra la strada al nemico quando la prima linea è travolta. Ne ha parlato a Milano, presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci, Fabrizio Pane, direttore di ematologia e trapianti nell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli, presidente della Società Italiana di Ematologia (SIE). Lo ascoltiamo in questa dichiarazione.

Accanto al presidente nazionale degli ematologi sono intervenuti alla presentazione Mario Boccadoro, direttore di Clinica Ematologica I all’Università di Torino, Francesco Di Marco, Amministratore Delegato di Amgen Italia e Michele Cavo, direttore dell’Istituto Seragnoli di Ematologia dell’Università di di Bologna. Guarda videoclip del professor Michele Cavo. La notizia è presto detta: è arrivato in Italia carfilzomib (Kyprolis) per il mieloma multiplo, e si i è dimostrato anche in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti rispetto ai pazienti trattati con la terapia convenzionale di controllo. Nella foto sotto, da sinistra: Manuela Lucchini, Fabrizio Pane e Michele Cavo alla conferenza.

Lucchini, Pane, Cavo

Per approfondire il meccanismo d’azione di questo nuovo farmaco occorre considerare che nelle cellule neoplastiche funziona a spron battuto una specie di caffettiera, il proteasoma, che funziona come stazione ecologica, trita e smaltisce le proteine sballate. (Scarica la pagina monografica su carflizomib e mieloma multiplo) Le cellule tumorali sono meno brave, fanno più errori, ha spiegato Boccadoro, hanno bisogno di un sistema di eliminazione particolarmente efficace, e se noi andiamo a inibire questa caffettiera, le proteine si accumulano e la cellula tumorale muore per ridondanza di prodotti tossici, in pratica affoga nella spazzatura. Le cellule tumorali sono molto più sensibili delle cellule normali, e gli inibitori di seconda generazione hanno la capacità di legarsi e di bloccare la caffettiera, il carfizomib è il farmaco con efficacia nettamente superiore capace di legarsi in maniera irreversibile a questa sorta di inceneritore, la tossicità del farmaco è nettamente ridotta, insomma i risultati sono positivi e così sono stati presentati ai medici.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale