In Italia, secondo le stime, circa 5mila persone soffrono di mastocitosi sistemica, una malattia caratterizzata dalla crescita incontrollata dei mastociti in vari organi, tra cui circa il 10% presenta forme avanzate. Sono persone affette da vari inconvenienti, che solo apparentemente sembrano disturbi di natura allergica o reumatologica, finora curate con sintomatici e palliativi, tuttavia l’avvento di specifiche terapie mirate potrebbe cambiare radicalmente le carte in tavola. A Napoli, al congresso Drive The Change organizzato da Blueprint Medicines, sono stati presentati i recenti progressi in questo ambito alla presenza dei rappresentanti della Rete Italiana Mastocitosi e dell’Associazione Italiana Mastocitosi. Uno dei protagonisti di questa svolta è avapritinib, un farmaco mirato in grado di colpire il punto preciso della malattia, il recettore Kit con mutazione D816V. Ne ha parlato, tra gli altri, Massimo Triggiani, professore di medicina interna all’Università di Salerno, presidente dell’European Competence Network on Mastocytosis. A distanza di quasi vent’anni dal primo congresso che riunì nella capitale partenopea il network italiano ed europeo sulla mastocitosi, si sono incontrati di nuovo in questa sede specialisti di chiara fama: ematologi, allergologi, dermatologi, internisti, reumatologi provenienti da tutta Italia, impegnati a confrontarsi sugli scenari che si aprono con anche grazie ai nuovi farmaci target, come pure sulla centralità dei pazienti e i progressi nella diagnosi.

 

Avapritinib agisce in modo selettivo sul recettore mutato nei mastociti, bloccandone l’attivazione e impedendo la loro proliferazione e iperattivazione. Una diagnosi precoce presso un centro specializzato è fondamentale, sottolinea Roberta Zanotti, presidente della Rete Italiana Mastocitosi (Rima). Attualmente esistono più di 30 di questi centri specializzati in tutto il territorio nazionale in grado di eseguire le batterie di test necessarie a formulare una diagnosi differenziale. La sintomatologia della mastocitosi sistemica può essere debilitante e avere un impatto significativo sulla qualità di vita. La collaborazione tra associazioni pazienti, medici specialisti e aziende farmaceutiche è fondamentale per continuare la ricerca e proseguire gli studi. Per discutere del cambio di rotta attuale e delle prospettive future, l’evento organizzato da Blueprint Medicines (Drive The Change-Avapritinib: guidare il cambiamento per costruire il futuro della mastocitosi sistemica) ha offerto ai ricercatori l’occasione di interrogarsi sugli scenari che si prospettano. In Europa convivono con la mastocitosi sistemica circa 40.000 persone, le forme indolenti sono le più diffuse, i casi con tipologia avanzata rappresentano circa il 5%-10%; in Italia, dicevamo all’inizio, si stimano circa 5.000 casi ed è opinione degli scienziati che un 30% non sia ancora diagnosticato mentre mezzo migliaio di casi rientrano nella mastocitosi sistemica avanzata. La patologia è determinata da un accumulo anomalo di mastociti all’interno di vari organi (midollo osseo, pelle, fegato, milza, linfonodi, tratto gastrointestinale). I mastociti sono cellule che svolgono un ruolo chiave nella difesa dalle infezioni e nella mediazione delle reazioni allergiche e infiammatorie. La causa di tanti guai, come ormai noto, è la mutazione acquisita D816V del gene KIT, riscontrabile nel 95% delle indagini. Lo spettro delle manifestazioni cliniche della casistica è ampio e legato sia al rilascio di istamina e altri mediatori chimici – che possono provocare prurito, orticaria, flushing, nausea, vomito, dolore addominale, diarrea, mialgie, dolori ossei, osteoporosi precoce, sincope, anafilassi – sia all’infiltrazione tissutale dei mastociti che può esitare, nei casi avanzati, in un danno d’organo importante.

 

L’Associazione Italiana Mastocitosi (ASIMAS) si impegna a rappresentare i pazienti affetti da questa malattia, cercando di indirizzarli verso i centri specialistici più indicati; in questo senso la presidente, Patrizia Marcis, sottolinea l’importanza della collaborazione con medici specialisti e aziende farmaceutiche. Questa alleanza, come la definiscono, è essenziale per garantire una migliore gestione della malattia e perseguire soluzioni ottimali. Grazie a questa collaborazione, si possono sviluppare nuove opzioni di cura. Negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti significativi nella comprensione del difetto genetico e nel trattamento, offrendo concrete speranze per il futuro. Giacomo Baruchello, di Blueprint Medicines, ha recentemente dichiarato che la strategia di crescita dell’azienda si concentra sullo sviluppo di terapie mirate, nella medicina di precisione orientata sui fattori genetici suscettibili di trattamento. Nella mastocitosi sistemica si sono avuti risultati significativi, l’obiettivo è quello di espandersi anche ad altre malattie su base allergica infiammatoria, laddove i mastociti svolgono un ruolo fondamentale, e in oncologia nelle aree con forti necessità ancora insoddisfatte, grazie alle competenze maturate in biologia cellulare e nell’analisi computazionale. Baruchello sottolinea infine l’impegno dell’azienda a mantenere un profilo finanziario solido sostenibile nel lungo periodo, assicurandosi che le terapie target siano accessibili a quanti ne potranno beneficiare.

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