Le terapie innovative in oncoematologia stanno contribuendo in modo decisivo al miglioramento delle prospettive di cura e di sopravvivenza per i pazienti affetti da diverse forme di tumore del sangue. Tra le novità assolute figura zanubrutinib, un inibitore della tirosino-chinasi di Bruton (BTK) di nuova generazione, che ha recentemente ottenuto l’approvazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per il trattamento di pazienti adulti affetti da Linfoma indolente della Zona Marginale (MZL) che hanno ricevuto almeno una precedente terapia a base di anticorpi antiCD20 e di pazienti adulti con Leucemia Linfatica Cronica (LLC). Queste due condizioni sono caratterizzate da una crescita lenta. Con l’approvazione di zanubrutinib, viene offerta una nuova opzione terapeutica per fermare le anomalie agli esordi.
Zanubrutinib è un farmaco biologico estremamente selettivo, si prende per bocca ed è in grado di interferire con le proteine che ordinano alle cellule anomale di crescere. La BTK, bersaglio principale di zanubrutinib, è essenziale per la crescita delle cellule B, comprese quelle anomale presenti nei casi che rientrano nella categoria dei Linfomi Non-Hodgkin, una delle forme di cancro del sangue più comuni.
Secondo i vertici di BeiGene, la casa farmaceutica che produce e distribuisce zanubrutinib, questa approvazione rappresenta un importante trattamento per via orale con un profilo di sicurezza favorevole. Francesca Romana Mauro, Professore Associato presso l’Istituto di Ematologia del Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione dell’Università di Roma, la Sapienza, ha sottolineato l’importanza di questa terapia, in quanto coniuga elevata efficacia terapeutica, tollerabilità e sicurezza, elementi fondamentali per un trattamento continuativo di lunga durata.
L’approvazione di zanubrutinib per la LLC si basa sui risultati positivi ottenuti in due trial clinici di Fase III: Sequoia, che ha coinvolto pazienti con LLC non trattata in precedenza, e Alpine, che ha coinvolto pazienti con LLC recidivante o refrattaria. In entrambi gli studi, zanubrutinib ha dimostrato un’eccellente efficacia terapeutica rispetto ai trattamenti di confronto.
Pier Luigi Zinzani, Professore Ordinario di Ematologia presso l’Università di Bologna, ha sottolineato da parte sua l’importanza dell’approvazione di zanubrutinib per il trattamento del MZL, definendola come un importante passo avanti nella pratica clinica per i pazienti affetti da questa neoplasia rara. Lo studio di Fase II Magnolia ha dimostrato che i pazienti affetti da MZL refrattaria e recidivante trattati con zanubrutinib hanno raggiunto un alto tasso di risposte globali, complete e significative.
Marco Sartori, general manager di BeiGene Italia, ha espresso grande orgoglio per questo traguardo, affermando che dimostra il continuo impegno dell’azienda nello sviluppo di terapie innovative e nell’accessibilità di queste terapie per chi ne ha bisogno.
La LLC è un tipo di tumore delle cellule B mature che si sviluppa nel midollo osseo e si diffonde nel sangue periferico e nei tessuti linfoidi. Questa forma colpisce principalmente gli adulti e rappresenta circa un quarto dei nuovi casi di leucemia.
L’MZL, invece, è un gruppo di tumori maligni delle cellule B che si sviluppano nelle zone marginali del tessuto linfatico. Si tratta di una malattia rara, con un tasso di incidenza stimato tra 20 e 30 casi per milione all’anno. Esistono diversi sottotipi di MZL, tra cui il linfoma a cellule B della zona marginale extranodale, il linfoma a cellule B della zona marginale nodale e il linfoma a cellule B della zona marginale splenica.
Zanubrutinib è una molecola oggetto di valutazione a livello globale in numerosi programmi clinici come monoterapia e in combinazione con altre terapie per il trattamento di diverse neoplasie ematologiche. L’azienda che lo produce si impegna a sostenere l’accesso ai farmaci per un numero sempre maggiore di pazienti che ne hanno bisogno, dimostrando così la sua vocazione alla ricerca in oncologia in tutto il mondo.
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