Droga, alcol o nicotina: la probabilità di sviluppare una dipendenza è legata, per metà, dai geni che si ereditano. Recenti studi su gemelli e fratelli hanno confermato che il rischio di diventare dipendente da una sostanza d’abuso dipende solo in parte dal libero arbitrio. Le scelte individuali, l’indole, l’effetto trascinante delle compagnie o l’educazione ricevuta hanno il loro peso, ma alla pari con il ruolo giocato dal Dna. Due persone hanno in comune il 99,9% dei geni, ma quello 0,1% di differenza vale circa tre milioni di possibili differenze che contribuiscono alle diverse predisposizioni.

“Studi sulle famiglie, confronti tra gemelli identici, figli adottivi e fratelli – scrive Marco Pistis, professore all’Università di Cagliari – suggeriscono che circa la metà del rischio che una persona ha di diventare dipendente da nicotina, alcol o altre droghe dipende dal corredo genetico». Trovare la base biologica per questo rischio è quindi un’importante sfida per la ricerca scientifica sul problema della tossicodipendenza”. Temi emersi nel corso della sessione sullo studio delle dipendenze, al 40° Congresso della Società Italiana di Farmacologia (SIF) dedicata al valore scientifico e all’uso appropriato del farmaco.

Ambiente significa anche considerare i diversi periodi della nostra vita: durante lo sviluppo fetale e durante l’adolescenza, in particolare, siamo più vulnerabili alle influenze dell’ambiente sui nostri geni e il cervello è forse l’organo maggiormente coinvolto. Partendo da queste considerazioni si studiano i farmaci del futuro contro le dipendenze, per imparare a smettere di bere e di fumare, disintossicarsi e liberarsi dalla schiavitù della droga, anche attraverso gruppi di mutuo aiuto, soluzioni per la riduzione del danno, farmaci, e sempre con l’aiuto del medico.

Esistono dei periodi della vita in cui siamo più vulnerabili alle influenze dell’ambiente sui nostri geni e il cervello è forse l’organo maggiormente coinvolto: lo sviluppo fetale e l’adolescenza. “Queste fasi della vita corrispondono ad un tumultuoso sviluppo del nostro organismo e soprattutto del cervello. Per esempio – chiude l’esperto della Società italiana di farmacologia – l’esposizione a sostanze abusate durante la gravidanza o in adolescenza può determinare delle alterazioni epigenetiche che aumentano il rischio di ripercussioni su altre psicopatologie”.

Studiare questi processi per identificare i fattori biologici coinvolti nell’abuso di sostanze è sempre più importante, per orientare nuovi interventi di prevenzione e trattamento. La ricerca sul genoma umano ha dimostrato che minime differenze nel Dna di due persone contribuiscono a variazioni visibili, come l’altezza e il colore dei capelli, e tratti invisibili, come il rischio di sviluppare malattie come infarto, ictus, diabete e anche dipendenza.