In passato, le tecniche di liposuzione talvolta restituivano risultati insoddisfacenti. Tuttavia, con l’avvento della tecnologia moderna, si sono fatti importanti progressi. Oggi è possibile rimuovere depositi localizzati di grasso corporeo anche con tecniche laser, assistite da ultrasuoni e coadiuvate dalla radiofrequenza. Tutte le modalità adottate consentono di ridimensionare i sedimenti adiposi in modo mirato, riducendo i rischi di complicanze post-operatorie. Inoltre, il grasso corporeo estratto può essere riutilizzato, ad esempio, per il lipofilling, una procedura che consente di rimodellare aree che necessitano di maggiore volume, come il seno o il viso (anche se poi col tempo gli adipociti vengono in parte riassorbiti fisiologicamente) ed è qui che scopriamo l’elemento di novità.

 

Recentemente è stato descritto in letteratura un caso clinico (per certi versi unico nel suo genere) di autotrapianto di tessuto adiposo crioconservato a fini di medicina estetica. La partnership pubblico-privata tra Lipobank, società di ricerca e sviluppo nel settore della criogenica tissutale, e la Banca della Cute RER (Regione Emilia-Romagna) accreditata dal Centro Nazionale Trapianti, ha reso possibile un reimpianto di tessuto adiposo omologo, intervento eseguito a distanza di mesi dal prelievo.

 

Fino ad oggi, i trapianti di grasso autologo erano eseguiti tutti nell’immediato, ma grazie a questa tecnica si è visto che è possibile conservare il tessuto adiposo per un utilizzo in un secondo tempo. L’intervento è stato descritto da Damiano Tambasco, responsabile della chirurgia plastica dell’ospedale San Carlo di Nancy di Roma, Gruppo Gvm.

 

“Fino a qualche anno fa, il grasso corporeo veniva considerato un materiale di scarto, mentre oggi ha assunto un valore tale da essere conservato in una banca appositamente dedicata”, ha scritto il medico in un comunicato. L’intervento è stato eseguito su una paziente che si era sottoposta a liposuzione l’anno scorso.

 

La notizia apre nuove prospettive nel campo della medicina estetica, prefigurando la possibilità di utilizzare tessuto adiposo crioconservato per migliorare la forma e il volume di varie parti del corpo, anche se questa, al momento, deve essere considerata un’eccezione che si applica a casi clinici ben selezionati piuttosto che una regola generale.

 

“La tecnologia adottata – ha dichiarato Damiano Tambasco – ha un potenziale in quanto la sua applicazione, anche nell’ambito della chirurgia plastica ed estetica, presenta interessanti vantaggi. La paziente operata soffriva di ipoplasia del gluteo e aveva al viso una serie di cicatrici che le creavano forti disagi. Grazie al tessuto adiposo crioconservato in occasione della liposuzione, è stato possibile effettuare delle infiltrazioni nelle sedi cicatriziali. Il tessuto adiposo autologo è un riempitivo naturale, un filler privo di effetti collaterali. La crioconservazione permette di effettuare un unico prelievo di materiale biologico che viene poi utilizzato in tempi successivi, tramite innesti biocompatibili”.