Negli Stati Uniti sono sempre più numerose le diagnosi di disturbi dello spettro autistico. Secondo un rapporto dei Centers for Disease Control and Prevention l’autismo incide nel 2,8% dei bambini di 8 anni, con una prevalenza quattro volte più elevata nei maschi (4,3%) rispetto alle femmine (1,4%). La percentuale è in aumento di circa mezzo punto rispetto a cinque anni fa.

 

“L’incremento del fenomeno – afferma Carlo Hanau, presidente di A.P.R.I. Associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla sindrome di Down, l’autismo e il danno cerebrale – non dipende solo dalla classificazione o dalla diversa propensione a fare diagnosi. Il 37,9% dei bambini del 2020 aveva un Quoziente di Intelligenza inferiore a 70, e la percentuale è circa eguale a quella del 2018. Anche in Italia gli specialisti della neuropsichiatria infantile sono concordi nell’osservare che i casi a livello 3 sono molto aumentati”.

 

La rilevazione statunitense si inserisce nell’ambito di un programma di sorveglianza attiva denominato Autism and Developmental Disabilities Monitoring Network (ADDM). Negli ultimi due decenni, le stime sulla prevalenza di disturbi dello spettro autistico nei bambini di 8 anni del network sono aumentate al punto che oggi siamo arrivati, nei maschi, a un rapporto di uno su 23. I ricercatori invitano a una interpretazione prudente, sottolineano la necessità di potenziare gli screening, invocano servizi, e un supporto equo accessibile per tutti i piccoli pazienti. In Europa ci si potrebbe attendere un fenomeno simile a quello visto negli Usa, che potrebbe determinare un’impennata nelle prescrizioni di psicofarmaci in età pediatrica, anche off-label, con dinamiche riconducibili alla medicina difensiva.

 

Le mamme americane ormai sanno che i figli con disturbo dello spettro autistico possono usufruire di interventi intensivi, tanto efficaci quanto più precoci, basati sull’analisi del comportamento (sigla inglese A.B.A.) che le linee guida dell’American Academy of Pediatrics consigliano come intervento di elezione. “Seppure con molta fatica, lo stesso consiglio – sottolinea il professor Hanau – veniva dato in Italia fin dal 2011 anche dalla linea guida ministeriale n.21 dell’Istituto Superiore di Sanità sull’autismo infantile, uscendo finalmente da una fase oscura”. In passato, infatti, si diffusero nel mondo fake news e pregiudizi, come se l’autismo fosse dovuto a carenze affettive, e si parlava di madri frigorifero in senso dispregiativo, oggi sappiamo che le cose stanno diversamente.

 

“Purtroppo – avverte il presidente dell’Associazione Cimadori sul sito www.apriautismo.it – la nuova generazione di esperti dell’Istituto Superiore di Sanità ha poi ritirato la linea guida n.21, che pure era stata confermata nel 2015”.

 

“C’è da sperare che la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo del 2 aprile faccia riflettere – questo l’auspicio conclusivo di Hanau – per evitare che in Italia si configuri un arretramento rispetto alla quasi totalità dei Paesi, fra i quali l’Australia, che ha pubblicato ora un’ottima Linea guida sugli interventi non farmacologici nei disturbi dello spettro autistico, ricalcando le stesse metodologie dell’Istituto Superiore di Sanità”.

 

Si fanno sentire intanto gli effetti della pandemia, anche se ormai ce la stiamo lasciando alle spalle. Nei mesi drammatici del Covid-19 erano all’ordine del giorno le interruzioni dei percorsi terapeutici e riabilitativi a causa delle norme restrittive imposte nelle varie regioni. Uno studio internazionale sui disturbi dello spettro autistico, che ha coinvolto anche centri di eccellenza della neuropsichiatria infantile in Italia, ha valutato l’effetto delle restrizioni, e documentato un netto peggioramento dei sintomi manifestati durante il lockdown nei pazienti con autismo.