Dottore, sono stato ricoverato in unità coronarica e ora torno a casa, quando potrò riprendere il lavoro con il mio cuore in forma? Fare sesso è sconsigliato dopo angioplastica? Ho le coronarie malmesse, posso ancora sollevare pesi, fare una passeggiata in montagna o una vacanza al mare? Domande alle quali risponde la cardiologia riabilitativa, indicata dopo una sindrome coronarica acuta (infarto) e dopo interventi di cardiochirurgia coronarica (by-pass) e valvolare e nello scompenso cardiaco post-acuto e cronico.

Stesso discorso vale per la cardiopatia ischemica cronica e l’arteriopatia obliterante degli arti inferiori, per i pazienti avviati al trapianto cardiaco, i portatori di dispositivi elettrici cardiaci quali i defibrillatori impiantabili. La cardiologia riabilitativa prescrive la giusta attività fisica valutando caso per caso, aiuta a eliminare i fattori di rischio legati a uno stile di vita sbagliato e gestire il disagio socio-emotivo, assicura l’aderenza alle terapie (doppia anti-aggregazione piastrinica, nuovi anticoagulanti, statine/ezetimibe o inibitori di PCSK9, sacubitril-valsartan).

Gli specialisti della GICR-IACPR (Italian Association for Cardiovascular Prevention, Rehabilitation and Epidemiology), riuniti a Genova in occasione del congresso annuale, sottolineano con rammarico che ancora oggi in Italia solo un paziente su tre, tra quelli dimessi dopo un infarto o un intervento cardochirurgico (by-pass o sostituzione valvolare) vengono avviati alla cardiologia riabilitativa. In futuro saranno sempre più diffuse le tecnologie wireless, sensori indossabili consentiranno il monitoraggio da remoto di una serie di parametri vitali. Occorre però sensibilizzare medici e associazioni di volontariato, indicare chiaramente i percorsi per accedere alle strutture idonee, essere pronti a trattare una popolazione sempre più avanti negli anni e fragile.

“Avviare a un programma riabilitativo un paziente cardiopatico dopo un evento acuto – ha scritto Roberto F. E. Pedretti, presidente GICR-IACPR e Direttore del Dipartimento di Cardiologia Riabilitativa, Istituti Clinici Scientifici Maugeri di Pavia – equivale a salvargli la vita, chi non ha l’opportunità di seguire un programma salvavita di cardiologia riabilitativa va incontro a un rischio di esiti infausti e riospedalizzazioni aumentato sino al 30-40 per cento”.

“In Italia, un elemento di criticità è rappresentato dal fatto che a livello ministeriale gli interventi di riabilitazione, siano essi cardiologici o neurologici, rientrano tutti nel calderone del cosiddetto codice 56 – ha concluso il professor Pedretti in un comunicato – questo porta a perdere in specificità, e rappresenta un ulteriore fattore di rischio”.

Alessandro Malpelo

QN Salute Benessere