La pandemia comporta un radicale ripensamento dell’approccio alla medicina,  una profonda riorganizzazione dell’assistenza da parte dei servizi sanitari delle Regioni, dopo mesi in cui l’attività clinica si è concentrata in maniera preponderante sulla gestione dei Covid-19.  Su queste premesse la Federazione delle Società scientifiche di Oncologia, Cardiologia ed Ematologia (Foce) ha stilato un decalogo, le raccomandazioni sono state presentate alle istituzioni e alle autorità sanitarie. Ecco i punti salienti, illustrati dal professor Francesco Cognetti, presidente Foce.

Completa separazione dei percorsi fra pazienti Covid e non Covid. Mantenere la piena operatività delle strutture di oncologia, chirurgia oncologica, day hospital, e di ogni altro ambito clinico-assistenziale, oncoematologia, trapianto di midollo, cardiologia, incluse le terapie intensive cardiologiche. Vanno stabiliti standard per il fabbisogno di personale sanitario, laddove vi sia un’effettiva carenza, è necessario reclutare medici specialisti.

Gli screening oncologici devono riprendere in modo omogeneo, recuperando al più presto i ritardi accumulati. Va ripensata la medicina del territorio, tramite nuove modalità assistenziali di integrazione tra servizi ospedalieri e territoriali che possano, con personale dotato di specifiche competenze, svolgere funzioni oggi affidate solo agli ospedali, come le attività di screening oncologico, di follow up e riabilitazione dei pazienti oncologici, cardiologici ed ematologici, di assistenza domiciliare e cure palliative, con particolare riguardo alle cure intermedie. Va potenziato l’ampio impiego degli alberghi Covid per i positivi paucisintomatici o in dimissione dai reparti.

Alle Regioni gli specialisti chiedono di attivare e diffondere l’impiego della telemedicina con programmi strutturati,  con maggiori finanziamenti, incentivando programmi che potenzino le Reti oncologiche e cardiologiche esistenti e stimolino. Le raccomandazioni illustrate oggi alla stampa dal professor Cognetti hanno visto la partecipazione dei massimi rappresentanti SIC Società italiana di cardiologia, SIE Società italiana di ematologia e AIOM Associazione italiana oncologia medica.

Nel tavolo tecnico istituito fra Foce (Federazione oncologi, cardiologi e ematologi), il Governo e Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) le raccomandazioni scaturite sono tese a garantire ai pazienti fragili la continuità di cura in emergenza Covid. Si tratta di linee guida ufficiali, che impegnano le Regioni nella tutela di 11 milioni di persone con tumori e malattie del cuore. Nel corso della conferenza stampa si è accennato anche ad altre affezioni come diabete, demenza e insufficienza renale, condizioni di cronicità che si intrecciano con patologia respiratorie, cardiovascolari, emolinfopatie e cancro, comorbilità che in caso di infezione da virus Sars-Cov-2 incidono negativamente, in termini di aspettativa di vita.

“La Federazione – ha concluso il Presidente Foce in conferenza stampa – ha chiesto al Commissario Arcuri che, dopo la vaccinazione con priorità assoluta ai 230mila pazienti con tumori solidi e del sangue in trattamento attivo, siano considerati anche circa 2 milioni di persone con queste patologie, perché siano collocati in condizioni di priorità nell’accesso al vaccino (T2a) rispetto ai cittadini tra i 60 e 69 anni senza queste malattie, che presentano un rischio di morte molto più basso in caso di contagio. Foce ha avanzato analoga richiesta per l’inserimento in questa stessa categoria vaccinale anche di un milione e 837mila persone con malattie cardiovascolari, in particolare con cardiopatie congenite, patologie delle valvole cardiache oppure trattate con rivascolarizzazione coronarica percutanea ad alto rischio di recidive, dopo la vaccinazione con priorità assoluta ai 162.600 pazienti cardiologici già indicati”. Questo documento, consegnato alla segreteria del ministro della Salute, sarà infine sottoposto alle valutazioni della Conferenza Stato Regioni.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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