Da qualche settimana sapevamo che gran parte dei malati Covid-19  lamentano cambiamenti nella percezione degli profumi e dei sapori, a volte avvertono odori forti insopportabili, poi di colpo la sensazione sparisce, e possono stare con il naso sopra un recipiente colmo di candeggina senza percepire alcun sentore delle esalazioni dovute all’ipoclorito di sodio contenuto nella varechina. Gusto e olfatto alterati sono segni premonitori.

La conferma che nel corso dell’infezione si verifica una alterazione dei due sensi viene ora da uno studio dell’Università di Padova, pubblicato su Jama, il giornale dell’American Medical Association. L’obiettivo della ricerca, condotta in tandem con ricercatori inglesi, era di stimare la prevalenza, l’intensità e il tempo di insorgenza delle alterazioni del senso dell’olfatto (anosmia) o del gusto (ageusia) nei soggetti che hanno contratto infezione da Sars-Cov2 confermata da tampone e da test sierologici. Molto probabilmente è il virus che infetta le cellule sensoriali a interferire nel modo in cui queste terminazioni nervose trasmettono informazioni al cervello. Sarebbe un indizio che avvalora l’ipotesi secondo cui il virus infetta distretti diversi dell’organismo umano, non soltanto i tessuti di rivestimento dell’apparato respiratorio colpiti nel corso della polmonite interstiziale.

I cambiamenti nelle percezioni si verificano nel 60% dei casi, talvolta possono rappresentare l’unica espressione della malattia, altre volte si intrecciano in varie combinazioni con altri sintomi lamentati in presenza di Covid-19, ovvero la stanchezza con dolori muscolari, la tosse secca e la febbre.

Alessandro Malpelo

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