La ricerca scientifica continua a fare progressi nel comprendere le connessioni tra il cuore e il fattore tempo, evidenziando l’importanza di intervenire precocemente e in modo aggressivo da subito quando si tratta di ottenere risultati importanti nella prevenzione e nel trattamento delle patologie cardiache.

 

Lotta contro l’infarto

Il presidente della Fondazione Centro per la Lotta contro l’Infarto, Francesco Prati, sottolinea l’importanza di considerare il tempo come una variabile fondamentale nella gestione delle malattie cardiovascolari, evidenziando l’efficacia di interventi tempestivi mirati. La discussione sui temi cruciali in cardiologia si prospetta quindi intensa e ricca di spunti di riflessione, ed è stata al centro della magistrale conferenza stampa moderata da Luciano Onder, che si è tenuta a Firenze nell’ambito del congresso “Conoscere e Curare il Cuore”. Un appuntamento, quest’ultimo, che si prefigge ogni anno il compito di approfondire temi cruciali per la cardiologia, offrendo uno spazio di aggiornamento destinato nondimeno alla divulgazione. La medicina personalizzata, la gestione in remoto, l’obesità e il cuore, le Linee Guida ESC sono solo alcuni dei tanti temi di attualità al centro del dibattito, con l’obiettivo dichiarato di delineare il futuro della moderna cardiologia.

 

Fattore tempo e colesterolo

Il tempo è stato quest’anno il protagonista indiscusso, in cardiologia, anche perché il cuore è legato a filo doppio alla scansione ritmica degli eventi: il cuore, con il suo battito, segna il tempo. Ma quando succede l’imprevisto, una crisi che conduce dritti in ospedale (sindrome coronarica acuta, SCA) in condizioni di urgenza, in emodinamica, quale la condotta da tenere in seguito? Da qui il titolo di una relazione che ha fatto discutere: eliminare il colesterolo LDL dopo l’infarto, ma solo per un po’. Un titolo curioso, che sottintende un punto interrogativo, ha chiosato Onder. Non perdere tempo è lo slogan della cardiologia. Eliminare il colesterolo è senza dubbio un imperativo, sappiamo tutti che gli effetti dell’abbassamento del colesterolo offrono grandi vantaggi, ora si allarga questa nozione di abbassare il colesterolo, anche alla persona colpita da infarto nel primo soccorso. Un abbassamento marcato, ma per un tempo determinato. Finora c’erano tentennamenti sul da farsi. Come regolarsi? La parola passa al presidente del congresso di cardiologia di Firenze.

 

Farmaci ipolipemizzanti

“Gli effetti dell’abbassamento del colesterolo sull’aterosclerosi sono noti” – ha commentato Francesco Prati, Presidente della Fondazione Centro per la Lotta contro l’Infarto. “Rimane però da chiedersi per quanto tempo i farmaci impiegati sortiscano l’effetto di stabilizzazione dell’aterosclerosi. È un fenomeno che si misura in termini di mesi oppure le variazioni della colesterolemia sono tali da ipotizzare un cambiamento della placca fin dalle prime settimane? Detto in altri termini, è ancora in parte da chiarire fino in fondo la tempistica dell’azione dei farmaci ipolipemizzanti e la loro persistenza. Una analisi post-hoc dell’Odissey ha dimostrato che scendere a valori molto bassi di colesterolo LDL nelle prime settimane dall’inizio della terapia fa migliorare ulteriormente la prognosi in soggetti con Sindrome Coronarica Acuta. Uno studio recente sull’efficacia clinica della riduzione precoce e transitoria del colesterolo LDL si inserisce in questa corrente di pensiero. Come era lecito aspettarsi, i pazienti del gruppo alirocumab che raggiungevano valori iniziali consecutivi di colesterolo LDL al di sotto di 15 mg/dl, avevano valori basali di colesterolo LDL inferiori rispetto ai pazienti dell’intera coorte dello studio. Secondo queste osservazioni preliminari il trattamento aggressivo e precoce dell’ipercolesterolemia in questi soggetti produce risultati clinici migliorativi rispetto a una strategia che prevede un controllo più graduale. Non si può escludere tuttavia che, ragionando in termini di stabilizzazione della aterosclerosi, la riduzione del colesterolo a livelli bassissimi sia in grado di modificare le placche in modo significativo sin dalle prime settimane, modificando quelle caratteristiche correlate alla vulnerabilità. È anche possibile che l’efficacia dei farmaci si esplichi anche attraverso una marcata e precoce riduzione della componente infiammatoria che sappiamo essere molto più evidente nei soggetti con sindrome coronarica acuta. Detto in termini superspecialistici, un trial randomizzato sull’impiego di inibitori PCSK9 condotti con tecnica Optical Coherence Tomography (OCT) e NIRS-IVUS ha messo in risalto la riduzione della componente lipidica, l’ispessimento della capsula fibrosa e la riduzione dell’infiammazione locale in seguito al marcato abbassamento della colesterolemia LDL. Queste osservazioni preliminari e in particolare la tesi che vede nella SCA un grande beneficio dall’abbattimento precoce e transitorio del colesterolo LDL è di grande interesse. Le osservazioni d’altronde andranno confermate attraverso ulteriori studi clinici di tipo prospettico e idealmente con studi di regressione dell’aterosclerosi”. (1.continua)