Si intitola Campus Le Mie Mani la giornata nazionale per la mano del bambino in cui gli specialisti in chirurgia della mano (accompagnati da psicologi, terapisti e gruppi del volontariato) ascoltano, giocano e dialogano con i piccoli colpiti da ogni genere di malformazioni congenite  incontrando i loro genitori.

L’evento giunto alla settima edizione è organizzato a Milano dall’Associazione La Mano del Bambino, e la notizia scavalca la dimensione locale, in quanto affronta temi che spingono le famiglie, da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, a compiere viaggi, anche lunghe distanze, per entrare in contatto con centri di eccellenza, al fine di risolvere problemi delicati, raccogliere pareri autorevoli, visto che il benessere della mano è cruciale, sia per lavoro futuro, sia per la vita di relazione.

“Le malformazioni della mano – spiega il Professor Giorgio Pajardi, direttore della Chirurgia e Riabilitazione della Mano dell’Ospedale San Giuseppe, Gruppo MultiMedica, Università degli Studi di Milano – colpiscono in media un minore ogni 1500 nuovi nati. Possono essere di diversa entità e gravità, andiamo da uno sviluppo anatomico funzionale incompleto o anomalo fino ai casi in cui sono presenti dita in sovrannumero“.

Le malformazioni della mano più comuni consistono nell’unione di due o più dita (sindattilia), nelle dita soprannumerarie (polidattilia), nell’assenza di una o più dita (agenesia), nella deformazione in posizione piegata delle dita (camptodattilia), nella deviazione laterale delle dita (clinodattilia), nella presenza di dita più corte del normale (brachidattilia).

Si impone, nei casi selezionati, la diagnosi alla nascita e un intervento appropriato il più precoce possibile. L’atto chirurgico, pur fondamentale in termini anatomici ricostruttivi, è soltanto una tappa del lungo cammino terapeutico. La riabilitazione, sotto la guida di un terapista della mano pediatrico, è fondamentale per recuperare la funzionalità perduta.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

Salute