Funziona la terapia genica contro la beta talassemia: in una sperimentazione su 22 persone, con una sola applicazione, stop alle trasfusioni di sangue. Il risultato, descritto sul New England Journal of Medicine dai ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston, «segna una svolta perché può far uscire dalla fase sperimentale la terapia genica. Si tratta del più vasto numero di pazienti sottoposto a questo tipo di terapia», spiega il genetista Giuseppe Novelli. I ricercatori, tra cui l’italiana Marina Cavazzana Calvo, dell’università di Parigi-Descartes, hanno sperimentato LentiGlobin di Bluebird Bio (definita breakthrough therapy dalla Fda americana, una soluzione più che promettente, al punto da bruciare le tappe) su 22 malati di talassemia di grado severo, età tra i 12 e 35 anni, in cura presso 6 centri articolati tra Stati Uniti, Francia, Thailandia e Australia. Di questi, 15 non hanno più avuto bisogno delle trasfusioni, negli altri sono sempre meno necessarie, tanto che la frequenza trasfusionale si è ridotta del 73%. Nello studio sono state usate le cellule staminali degli stessi pazienti, precedentemente trattate in laboratorio con un virus modificato per andare a sostituire il gene difettoso HBB responsabile della malattia. Prima di ricevere questo trattamento (che funziona come un farmaco per correggere l’anemia mediterranea) i pazienti erano stati sottoposti a chemioterapia con busulfano. L’osservazione a distanza di parecchi mesi non ha evidenziato effetti avversi diversi da quelli tipici di un auto-trapianto di staminali, quindi un livello di sicurezza affidabile. «I giovani che abbiamo trattato a Parigi sono stabili e stanno bene – ha riferito la dottoressa Cavazzana – hanno ripreso una vita normale».

Il trattamento con LentiGlobin richiede un trapianto autologo di cellule staminali. I dati finora mostrano il potenziale di questa terapia genica e la capacità di indurre la produzione di globuli rossi funzionali, ha affermato Dave Davidson, di Bluebird Bio. La maggior parte dei soggetti in esame ha ottenuto livelli totali di emoglobina pressoché normali, mantenuti per tutto il periodo dello studio. Prossimo passo sarà la sottomissione della prima domanda di autorizzazione all’impiego presso l’Unione europea.

La talassemia beta è una malattia genetica caratterizzata da una produzione ridotta o assente di emoglobina che si traduce in una anemia grave con produzione inefficace di globuli rossi. Le persone affette necessitano di regolari trasfusioni di sangue, tuttavia le trasfusioni croniche provocano un inevitabile sovraccarico di ferro che può causare un danni.

Per la prima volta in Europa entra in scena la tecnica di modificazione genetica taglia e incolla del Dna, la CRISPR, applicata alla talassemia, malattia ereditaria causata dal difetto genetico che impedisce al sangue di produrre una forma efficiente di emoglobina, la proteina che trasporta ai tessuti. Una volta tagliato e riparato il gene difettoso nel DNA, le cellule staminali sono reintrodotte nel torrente circolatorio per moltiplicarsi e produrre emoglobina sufficiente per qualità e quantità. Applicazioni farmacologiche simili sono adottate anche per altri tipi di patologie. Negli Usa, ad esempio, si stanno reclutando pazienti per una sperimentazione che utilizzerà la stessa tecnica per cercare di trattare altri tumori del sangue e della pelle finora orfani di cura efficace. Sperimentazioni simili per la beta talassemia sono in corso anche in Italia, seguendo altri percorsi, grazie all’impegno dei ricercatori Telethon. (nell’immagine sotto il titolo, frontespizio dell’articolo sul New England)

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale