In Italia, si stima che circa il 5% della popolazione, grosso modo tre milioni di persone, sia affetta da asma bronchiale, e che di queste il 10%, poco più di 300 mila persone, presenti una forma di asma grave. Questa condizione compromette la qualità della vita: chi soffre di attacchi di asma grave eosinofilo, in assenza di valide terapie, si ritrova impossibilitato a portare avanti le normali occupazioni. Diversamente, se questi casi sono diagnosticati e trattati precocemente, è possibile ottenere un buon controllo della patologia, e si torna a vivere normalmente.

 

Dei traguardi in allergologia e immunologia si è parlato in occasione di un incontro promosso da Gsk a Milano, presso la Sala Stampa Nazionale (nella foto). Nel corso dell’evento sono stati mostrati per la prima volta i risultati di uno studio recentissimo dell’Ospedale Careggi di Firenze, studio che ha investigato il ruolo degli eosinofili infiammatori nella severità clinica dell’asma grave, osservando in particolare gli effetti del trattamento con l’anticorpo monoclonale mepolizumab.

 

L’analisi dei dati fornisce approfondite evidenze in un ambito di ricerca che aveva permesso, già due anni fa, di pubblicare un reportage nel quale si dimostrava la presenza nell’asma di due popolazioni di globuli bianchi, gli eosinofili, quelli presenti in quantità elevata nel sangue quando si instaura una vivace infiammazione, e quelli presenti normalmente, o residenti.

 

Nell’articolo più recente, pubblicato sulla rivista Allergy, gli autori hanno confermato e approfondito questi risultati in una popolazione asmatica totale di 74 pazienti di cui circa l’85% presentava anche rinosinute cronica con poliposi nasale. Qui si è dimostrato che la quantità di eosinofili infiammatori circolanti (iEos) è collegata alla severità della malattia. In questo senso si è visto che mepolizumab oltre a contrastare gli eosinofili infiammatori, ristabilisce un equilibrio con gli eosinofili residenti non infiammatori (rEos), ripristinando valori simili a quelli delle persone sane.

 

“Siamo alle prese con una condizione a volte fortemente invalidante – ha spiegato Andrea Matucci, primario di immunologia e allergologia al Careggi di Firenze – una patologia spesso aggravata da altre affezioni concomitanti, come la rinosinusite cronica con poliposi nasale”. Questo binomio, questa accoppiata di asma grave e rinosinusite cronica, “…ancora oggi spinge a ricorrere ai corticosteroidi orali, anche a elevati dosaggi, senza peraltro ottenere un controllo adeguato a lungo termine dei sintomi invalidanti, a differenza di quanto dimostrato con una terapia biologica come mepolizumab”.

 

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Matucci concorda sul fatto che, come emerge dallo studio, “mepolizumab blocca la funzione dell’Interleuchina5 (molecola responsabile della crescita e della differenziazione degli eosinofili), è in grado di migliorare le condizioni generali del paziente, e riequilibra il rapporto tra eosinofili infiammatori e residenti, riportando i valori alla condizione osservata su soggetti sani”.