Colpire il tumore al pancreas prima di entrare in sala operatoria, per migliorare l’esito della chirurgia e guadagnare importanti margini di sopravvivenza. È questo l’obiettivo del nuovo studio clinico avviato dal Centro nazionale di adroterapia oncologica (Cnao) e dal Policlinico San Matteo di Pavia. L’indagine, condotta su persone con neoplasia pancreatica operabile, è stata annunciata da Francesca Valvo, direttore medico del Cnao e curatrice della ricerca. Mira a determinare l’approccio pre-operatorio più vantaggioso, combinando la chemioterapia all’adroterapia con ioni carbonio, in modo da ampliare le prospettive di intervento, vale a dire la percentuale di rimozione chirurgica efficace della massa. Quella al pancreas è una delle forme di cancro più difficili. In Italia sono 22.000 le persone colpite e nel 2018 sono state stimate 13.300 nuove diagnosi.

Attualmente nel pancreas si impiega, tra l’altro, un tipo di trattamento antitumorale che utilizza particelle di dimensioni nanometriche, cento volte più piccole di un globulo rosso, come navette che scavalcano le barriere anatomiche per portare il farmaco al centro della cellula malata e bloccare la crescita della neoplasia. Così il farmaco arriva in dosi maggiori rispetto alla formulazione tradizionale: il 33% in più. In particolare una molecola, Nab-paclitaxel utilizza albumina, una proteina umana naturalmente presente nell’organismo in dimensioni nanometriche, come vettore per celare al suo interno un farmaco chemioterapico (paclitaxel) che viene così recapitato direttamente nella sede del tumore e può svolgere fino in fondo il suo compito.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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