«EDDAI! Siamo in pieno agosto, io me ne sto tranquillo a leggere un bel libro e te vuoi sapere se ho WhatsApp!? Non ce l’ho. Pigrizia senile». Fintamente burbero, Ugo Sposetti, colonna di Pci/Pds/Ds/Pd, non ascrivibile a nessuna corrente, sostiene che «il telefono è un oggetto per chiamare e ricevere chiamate». Ma, ormai, è la classica eccezione. Tra foto del profilo e ‘Stato’, i politici producono mille suggestioni.

A ESEMPIO, Stefano Fassina: bambini col biberon. Chissà, magari una metafora del partito che verrà (dovrebbe): Sinistra Italiana, ancora in fasce. C’è poi uno strepitoso Lorenzo Guerini, numero due del Pd. Sguardo sereno, pacato, lo ‘stato’ è tutto un programma: «Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire». Saggezza infinita e che rammenta quella Dc che rassicurava praticamente tutti gli italiani (anche quelli che votavano Pci).
Astenersi da battutacce guardando l’ex sindaco capitolino Ignazio Marino. Che ride (e sai che novità, il problema è perché continui a farlo) e scrive: «Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce». Citazione di Lao Tse, leggendaria figura di filosofo cinese (leggendaria nel senso che non si sa se è realmente vissuto).
Esiste poi la categoria degli «autobiografici». Commovente il democratico romano Roberto Morassut: nessuno stato particolare, una foto bellissima: la «Polisportiva Indomita» di via Merulana, una delle istituzioni che hanno fatto la storia della Capitale. Se ci spostiamo a Prato, ecco il brillante renziano della prima ora Matteo Biffoni che, barba (troppo) lunga, scrive praticamente il suo curriculum: «Sindaco di Prato, ex deputato Pd. Avvocato. Babbo di Stefano e di Edoardo». Tosto come pochi, il potentissimo sottosegretario Pd Antonello Giacomelli mette un’immagine seria – però l’ironia del politico traspare dalle labbra – e scherza: «Il futuro non è più quello di una volta». Già, il futuro: per Gianni Cuperlo c’è un verdemare che fa da sfondo a un canino di spalle che guarda. Molto tenero, molto cuperliano, molto sinistra Pd.

IL COLPO migliore è di Renato Brunetta (Forza Italia), ritratto in una 500 verde scuro targata Roma che ci fa sentire tutti più giovani. Grosse soddisfazioni dai grillini. Roberta Lombardi: «Non riusciranno a liberarsi di noi perché è difficile vincere con chi non si arrende mai» con annessa vignetta di Lucy dei Penauts («onestamente contare fino a dieci mi serve solo nel perfezionare l’insulto»). Luigi Di Maio è in «stand by» (autocritica su Roma?) mentre Alessandro Di Battista è «occupato». Foto del Nostro che dorme. Poi, a metà pomeriggio, cambio repentino. Eccolo in moto. A convincere gli italiani a votare No al referendum.