In una Bologna tutt’altro che gaudente, c’è un’agenzia investigativa, la Marple (citazione illustre di quella miss protagonista di celebri gialli di Agatha Christie, presumiamo). A essa si rivolge un noto avvocato, Liam Bonaga, che ha una figlia un po’, come dire, problematica: Asia infatti (questo il nome della fanciulla) frequenta il Laboratorio Hegel, inquietante sigla, molto attiva, della destra estrema. E la frequentazione è giornaliera, è una vera e propria militanza. Ginevra, capa della Marple, capisce subito che, accettando l’incarico, andrà incontro a problemi seri, ma non percepisce quanto maledettamente seri.
In fondo Bologna è sempre stata al centro di trame, di misteri oscuri, di verità non dette. Con Ginevra lavorano, la Marple è un’agenzia tutta al femminile, altre tre detective. A partire da Chloe, super esperta di informatica, un passato nell’estrema sinistra dei collettivi; Camilla, tutta dedita al lavoro, un po’ rigida come del resto lo è Ginevra (o così almeno appare); Greta, investigatrice vecchio stile, brava a indagare secondo il vecchio ma sempre infallibile sistema dei pedinamenti. Uno dei leader di Laboratorio Hegel è Omar, all’apparenza gentile e molto, molto affascinante. Un fascino non solo politico, per capirsi, che eserciterà sulla giovane Asia e anche (drammaticamente) su Ginevra. Ma che non gli porterà bene. La trama si sviluppa così, tra svolte e controsvolte, tra colpi di scena che, ovvio, non vi sveliamo per non sciuparvi la sorpresa. Di sicuro le cacciatrici saranno prede, le prede diverranno crudeli e pericolosi cacciatori. E poi c’è il gioco dei ruoli che cambia a ogni pagina, formando un caleidoscopio angoscioso e angosciante con un finale spiazzante.
Eppure, e non sembri una forzatura critica, la forza del romanzo di Berselli, non sta nella trama metà spy-story, metà giallo d’azione, bensì nella caratterizzazione dei personaggi, con le loro debolezze, paure, speranze. Non ci pare di discostarci dal vero se affermiamo che Ginevra è la protagonista meglio delineata: dura e inflessibile è, in realtà, la più fragile, la più instabile, la più esposta. Anche la meno simpatica, diciamo la verità. Un’eroina con molte macchie e molte paure, insomma. Tratti distintivi che portano il lettore a riflettere sull’estrema fluidità (meglio: scivolosità) della vita che, spesso, ti ferisce quando meno te l’aspetti. Ferite profonde, si rimarginano, ma sono sempre pronte a riaprirsi. E poi c’è l’amico poliziotto di Ginevra, Roy, cinico e baro, uomo d’azione che però lascia una sensazione tutt’altro che piacevole nell’animo del lettore. Per non parlare della psicanalista di Ginevra (speriamo di non averne bisogno, diciamo così…).
Altra protagonista fondamentale (e torniamo all’amato tema della letteratura cittadina) è la città di Bologna, con le sue strade, le sue piazze, i suoi angoli chiari e scuri. Una Bologna tutt’altro che facile. Una Bologna, per dirla con Berselli, che è uno “zoo cosmopolita”. Ma che può nascondere belve pericolose, molto pericolose… Pagine da leggere, dunque, sfogliandole con estrema attenzione. Per capire meglio un certo qual senso della vita. Un senso non consolatorio o salvifico.
Francesco Ghidetti
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Alessandro Berselli, Gli eversivi, Rizzoli