Chiamale, se vuoi, emozioni. Forti, disperate, per stomaci freddi. Perché si spara, si uccide, si vedono siringhe e droga a fiumi. Gangster di italica fattura affollano le scene. No, non c’è spazio per le romanticherie (solo qualche luminoso pezzo di mare che riempie la vista e fa respirare i polmoni) in questo romanzo di Lorenzo Sani, Scamunéra. L’autore è giornalista di razza, già inviato del nostro giornale. L’editore (complimenti per la copertina e la fattura tipografica) è Minerva.

Si narra, con stile degno del miglior ‘polar’ francese alla Manchette per intenderci, della guerra di mafia esplosa alla fine degli anni Ottanta a Taranto, la splendida e allo stesso tempo inquietante città nota per la più grande industria siderurgica d’Europa. Tristemente nota. Ma sbaglia chi, per lo meno a nostro parere, legge in queste pagine (impreziosite da una prefazione di un tarantino doc come Stefano Maria Bianchi) una finzione che sa tanto di realtà. No, questo è un racconto, è letteratura, è azione. Se poi guerra ci fu davvero, non importa. Si resta incollati alle pagine come le cozze tarantine lo sono sugli scogli. Attaccati al susseguirsi di azioni degne di un film di Quentin Tarantino. E poi, paradossalmente, la trama conta fino a un certo punto.

Fondamentale è il contesto. Aspro e cattivo. Una guerra in famiglia, tra criminali “imprenditori” (nella persona di Giò Miranda detto “il messicano” per aver fatto la comparsa in un film di Sergio Leone) che assolutamente non vogliono saperne di commerciare in droga perché crea allarme sociale (e quindi ostacola gli affari) e le nuove leve, decise a riempire la città di veleni. Una città, ricordiamocelo, che di veleni ne ha fin troppi.

Ma non pensi il lettore che questo bel romanzo criminale abbia come protagonisti dei giganti. Siamo di fronte, invece, a quella che si chiama l’assoluta semplicità del male. Tratti di umanità saltano fuori in tutti, nessuno escluso. Amicizia, paure e speranze. Il criminale ha un cuore malato, ma ce l’ha. Il tutto in una città (di magnifica bellezza) che preferisce (preferirebbe…) il silenzio al rumore. Perché disturbare è brutto, diciamo.

Dunque, leggetelo. Soprattutto per il finale. Geniale, ma non possiamo dirvi nulla per non sciupare la sorpresa.

Il libro – che ha anche pagine ambientate a Bologna – verrà presentato dall’Autore alla Festa nazionale dell’Unità di Bologna oggi, sabato 4 settembre, Sala Libreria, ore 21.