Retorica che appanna la vista e il cuore? Può darsi. Ma Roma – specie per chi l’ha vissuta in una gioventù più o meno beata – più che un luogo fisico è un luogo del sentimento. Una memoria dolce, indelebile. Altro che volgare ricettacolo di arrivisti e furbacchioni da Grande Bellezza. Roma è Roma. Col suo caos, coi suoi colori, con la sua allegria a volte disincantata (ma mai cinica, checché ne pensi una certa vulgata).

Tutta questa introduzione per dirvi che l’ultimo romanzo di Walter Veltroni (C’è un cadavere nel Bioparco edito da Marsilio) mi è piaciuto. E perciò, se volete passare un paio d’ore in relax, se volete sgombrare la mente dagli affanni quotidiani questo romanzo fa per voi. Se poi siete romani di nascita o di adozione o di sentimento, la lettura diventa obbligatoria. Sì, perché la scrittura di Veltroni è piana, rilassante, semplice ed essenziale. Divertente e divertita, ironica e autoironica. Del resto, non ho mai nascosto che il lato letterario dell’uomo è sempre stato quello che più mi ha convinto. Si pensi, solo per fare due esempi, agli altri romanzi con protagonista il commissario Buonvino o allo struggente racconto La scoperta dell’alba dell’oramai lontano 2006 (leggetelo…).

Ma veniamo, finalmente direte…, al romanzo. Per paradosso, la parte meno importante è la trama. Conta di più il contesto. Bello, come bella può essere Villa Borghese, secondo me il luogo più affascinante di Roma. L’assassinato, un turpe personaggio (all’apparenza colto e raffinato) è stato letteralmente inghiottito (e risputato…) dall’anaconda del Bioparco. Quello, per capirsi, che una volta si chiamava Zoo. Qui i ricordi di Veltroni sono nitidamente pennellati, suscitando la dolce malinconia del ricordo per chi ha vissuto certi anni ormai lontani, lontanissimi. Il commissario Buonvino, l’agente Veronica (i due hanno deciso di sposarsi e quindi l’indagine corre parallela ai preparativi per il lieto evento: ma sarà davvero lieto?) e gli umanissimi ancorché sgangherati poliziotti della stazione di polizia di Villa Borghese, cercano il colpevole. Ecco, qui sta la trovata letteraria di Veltroni più efficace e divertente: lo scrittore riesce a far accumulare sospetti su tutti i sospettati, c’è un giro di giostra per ognuno. E di più non rivelo.

Ovvia la domanda: e i riferimenti politici da uno dei protagonisti dell’italica vita politica? Ci sono. Pochi, ma buoni. Il che non vuol dire che il recensore aderisca alle idee di Veltroni, già leader, tra l’altro, di un partito che ha fallito la sua missione di essere “l’unione di tutti i riformismi”. Ma non perdiamoci nei tristi meandri della politica. Meglio la letteratura, diciamo. Ha fatto e farà discutere il finale. Io vi dico che è solo “aperto”. Molto aperto. E che quindi, tra un po’, Buonvino tornerà a farci compagnia. Con la sua solita voglia di serena felicità? Aspettiamo.

Francesco Ghidetti