Sensazionale. Loriano Macchiavelli, il vecchio leone bolognese, si conferma un fuoriclasse (casomai avesse bisogno di conferme…). Confeziona, infatti, un deja vu narrativo e editoriale divertente e divertito, ripubblicando un “giallo” antico. Infatti, Sarti Antonio e l’amico americano, era uscito nel lontanissimo 1983. Macchiavelli lo ha ripreso e rivisto con un salto all’indietro nel tempo commovente e dolceamaro.

La trama, tutto sommato, è secondaria. Il nostro “non eroe”, il sergente Sarti Antonio con perenni attacchi di colite e immensa voglia di caffè, si trova alle prese con un suicidio (che, ovviamente, tale non è) di uno studente statunitense. Il quale cade, nudo completamente, dal terzo piano di un palazzo signorile nel centro di Bologna e muore. Ma i dubbi affiorano subito e il “giallo” si dipana attraverso mille rivoli.

E’ un mix di emozioni lontane perché, per dirla con l’Autore, “mi sono accorto di come il tempo passi in fretta e senza rispetto per chi cerca di viverlo con un minimo di dignità”. Ci sono le auto di quegli anni, ci sono i tic “rivoluzionari” dei giovani dell’epoca (come faranno a non commuoversi leggendo o rileggendo queste pagine?), ci sono le cabine telefoniche e i bicchieri di Martini, ci sono il Potere politico e le istituzioni.

C’è, insomma, la Storia con le sue vittime e i suoi carnefici. C’è Bologna, città anni luce da quella di oggi. E poi c’è Claudia, la nipote della contessa, ambigua, sexy, disinibita, cupa e allegra. C’è Rosas, lo studente che aiuta il sergente. C’è una scrittura felice nel suo declinare i tempi al presente.

Ma soprattutto c’è lui: Sarti Antonio, sergente. Che fa del dubbio la sua ragione di vita. Come corre il tempo. Forte. Forse troppo?

Francesco Ghidetti

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Loriano Macchiavelli, Sarti Antonio e l’amico americano, Einaudi