L’ultima guerra ideologica del secolo breve? L’ultima guerra ideologica della Storia? La prova generale in vista della Seconda guerra mondiale? Oppure uno scontro (epico) dal sapore ottocentesco (garibaldino, per la precisione)? O, ancora, il tentativo di tanti combattenti per la libertà di fare i conti coi fascismi europei? Tanti i motivi che mi appassionano, da sempre, alla guerra civile spagnola. E perciò è mia intenzione riproporvi alcuni testi della letteratura sull’argomento. Ma prima, mi corre l’obbligo di consigliarvi un saggio (edito da Kappa Vu) di Marco Puppini.
Sto parlando di Garibaldini in Spagna. Storia della XII Brigata Internazionale nella guerra di Spagna. Un titolo che non rende appieno la complessità e il valore dell’opera. Puppini infatti ci racconta la guerra di Spagna nella sua interezza e ci regala un vero e proprio manuale. Viene ad esempio sfatato il mito che gli italiani accorsi sui fronti iberici fossero perlopiù giovani intellettuali spinti da una forte carica ideale. Che c’era, ma riguardava essenzialmente i veri protagonisti dell’epopea garibaldina in Spagna: gli operai, i lavoratori che erano la stragrande maggioranza di questi eroi spesso rimasti anonimi.
L’Autore inserisce il quadro spagnolo nella teca di un’Europa inquieta, stretta nella morsa dei totalitarismi europei. Non solo l’Italia era sotto il tallone di ferro di Mussolini, ma anche la Germania (dal 1933), l’Austria col governo clerico-fascista di Ignaz Seipele e poi del terribile Engelbert Dolfuss. Per non parlare del Portogallo di Salazar (dal 1932: ricordate Sostiene Pereira di Tabucchi?), dell’Ungheria di Horthy, della Polonia di Pilsudski, della Jugoslavia di Alessandro che sospende la Costituzione… e gli esempi potrebbero essere molti altri. Ma dall’altra parte, dalla parte delle cosiddette democrazie? La Francia era terra di esilio e rifugio di gran parte dell’antifascismo europeo, ma di fatto fu arrendevole e, in parte connivente, con le dittature. Il Regno Unito, con la scusa del non intervento, finse indifferenza sino alla capitolazione di Monaco del 1938, quando l’Occidente democratico cede alle pretese della Germania nazista sui Sudeti. L’Urss, che democratica non era, pensava (passatemi quest’espressione non molto storiografica) ai fatti suoi.
Ecco, per sommi capi, il contesto, terribile, che fa da sfondo alla guerra civile spagnola. Un punto sia chiaro, da subito: quello del 17 luglio 1936 fu un golpe di Francisco Franco e delle élite reazionarie della Spagna contro un governo legittimamente eletto nelle libere elezioni del febbraio 1936 che videro la vittoria delle forze progressiste del Fronte popolare. Si alzò un sipario che si chiuse, anche se solo formalmente, nell’aprile del 1939 con la vittoria di Franco. Solo formalmente perché gli eccidi e le vendette del Generalissimo continuarono per lo meno sino ai primi anni Settanta (Franco muore nel 1975).
Il libro offre molteplici spunti di riflessione anche se la parte del leone la fanno gli italiani. Sì, è doveroso parlare di Italia migliore quella che accorse sui campi di battaglia in difesa della repubblica nel tentativo di regolare i conti con il nemico, cioè il fascismo. Militanti socialisti, anarchici, repubblicani, apartitici e comunisti andarono in Spagna e dettero vita alle Brigate Garibaldi (ricordiamoci che le Brigate Internazionali con volontari provenienti da tutti i Paesi del mondo furono ufficialmente costituite il 22 ottobre 1936). Prima di loro erano arrivati in terra di Spagna volontari italiani (per lo più in esilio in Francia) del calibro di Carlo Rosselli e dell’avvocato repubblicano Mario Angeloni, una delle prime vittime della guerra, caduto nella famosa battaglia di Monte Pelato. Sui numeri dei volontari, Puppini è impegnato da anni. Diciamo, ma il dato è suscettibile di cambiamenti, che gli italiani furono circa 4500 (non tutti necessariamente con le armi in pugno).
Con sapiente uso delle fonti, Puppini ci restituisce figure leggendarie come il livornese Ilio Barontini (nel 1945 al comando delle unità partigiane che liberarono Bologna), il bolognese (di Camugnano) Giovanni Cerbai, massacrato a San Ruffillo, quartiere del capoluogo emiliano-romagnolo, nel 1945. Per non parlare di Ottorino Orlandini, fiorentino, militante del partito popolare, figura tutta da riscoprire e fra i pochi combattenti non di sinistra ad assumere posizioni di primo piano nella guerra di Spagna e, successivamente, nella Resistenza.
Potrei andare avanti per molte pagine ancora, ma basta così. Potrei parlarvi del ruolo dell’Urss (che, dopo iniziali tentennamenti, aiutò la giovane repubblica spagnola). Potrei descrivervi le sofferenze dei combattenti antifascisti nella fuga verso le frontiere francesi che poi si ritrovarono rinchiusi in veri e propri campi di concentramento. Potrei approfondire il ruolo decisivo di Italia e Germania nella vittoria di Franco e dei “volontari” in camicia nera che volontari non erano (i primi accordi delle destre spagnole con Mussolini risalgono al 1934). Oppure elencarvi le grandi battaglie: Madrid, Guadalajara, Huesca, Teruel, Ebro… E i gruppi politici in lotta fratricida mentre montava la marea franchista. Insomma, potrei scrivere un altro manuale di storia. Per fortuna, però, in mezzo a una validissima e vastissima bibliografia, c’è il libro di Puppini corredato, tra l’altro, da una significativa appendice fotografica.
PS Molto interessante la parte in cui si spiega perché le Brigate furono intitolate all’Eroe dei Due Mondi. Si sviluppò un dibattito intenso Ma di più non dico…

Francesco Ghidetti