IL DIBATTITO è antico. La domanda anche: la letteratura si deve porre come argine alla barbarie contemporanea? Si deve “impegnare”? Ad avviso di chi scrive, sì. Senza magari arrivare ai parossismi degli anni Settanta. Senza esagerare. Mantenendo sempre e comunque una qualche leggerezza. Senza annoiare. Ma, sarà l’età, continuiamo a credere che “raccontare” storie che facciano pensare (osservazione banale) ne valga ancora la pena. E quindi riteniamo che anche i romanzi di successo siano adatti a far capire la contemporaneità e, perché no, a “indignarsi” (prima dote di chi è veramente impegnato). Basti pensare, in tal senso, ad Andrea Camilleri: forse Montalbano non denuncia il malaffare? Forse i tormenti sentimental-erotici del commissario non sono patrimonio di tutti o, meglio, angosce esistenziali che ciascuno di noi ha vissuto e vive?

TRA LE CATEGORIE dell'”impegno” rientra anche il volumetto (in testa alle classifiche) scritto da Francesco Abate, Alessandro De Roma, Marcello Fois, Salvatore Mannuzzu, Michela Murgia e Paola Soriga intitolato Sei per la Sardegna (Einaudi, pag.65). Solo il racconto di Murgia – reduce da una generosa esperienza politica per la sua terra – valgono i sei (sì: sei…) euro del prezzo di copertina. Da par suo, la scrittrice racconta, ne L’eredità, la storia del figlio di un pastore che deve migliorare la sua condizione sociale, deve smettere di stare dietro le pecore, deve studiare. E qui ci fermiamo perché se no vi roviniamo la sorpresa. Sappiate solo che la Murgia riesce, con una scrittura secca che crea un’atmosfera grave, quasi a far sorridere il lettore.

E MOLTO ALTRO potremmo aggiungere per gli altri cinque autori. Ma a questo punto vi chiederete: che cosa c’entra questa nota con l'”impegno”? Molto. Chi acquisterà il libro contribuirà ad aiutare la comunità di Bitti in Sardegna, un paese distrutto in più punti che ha subito danni immensi. Perché, come si legge nella breve e densa presentazione,  “l’acqua ricorda”, s’abba tenet memoria. “Sarebbe a dire che nonostante le siccità, nonostante le costrizioni, nonostante gli interventi, più o meno onnipotenti degli umani, lei ritorna sempre, esattamente, ostinatamente, al suo alveo”. E ancora: “Un’alluvione straordinaria si è detto. Si è detto: un fenomeno imprevedibile. Senza contare che, probabilmente, il fenomeno più imprevedibile è stata la siccità che per un decennio ha martoriato l’isola”. Un atto d’accusa verso un sistema che costruisce costruisce costruisce. Offendendo il territorio, martoriandolo. Salvo poi accorgersi che lei, l’acqua, sempre lì torna. Dove stava, dove correva. Anche se ora ci sono villette a schiera, parcheggi o immensi centri commerciali. Tutte cose che fanno passare per “progresso”. Sì, decisamente, se la letteratura non ci salverà, certo una mano ce la può dare…