Se ti convoca una casa editrice di chiara fama. Se la suddetta casa editrice è fiorentina e ha sede dove fu pensata la congiura dei Pazzi (i banchieri che tentarono di far fuori Lorenzo il Magnifico senza riuscirci) non dico tu sia costretto ad accettare la proposta, ma ci pensi bene prima di dire di no. Se poi ti accorgi che, nella villa dove ha sede la casa editrice, visse Brunetto Latini e studiò Dante Alighieri, allora dici, senza esitazioni, di sì. Troppi simboli. Troppi segnali. Ecco come Marco Malvaldi ha spiegato la genesi del suo ultimo romanzo, La misura dell’uomo, scritto per Giunti. E’ lì, sulla via Bolognese a Firenze, che i dirigenti dello storico editore hanno chiesto a Marco di scrivere un romanzo con protagonista Leonardo da Vinci di cui quest’anno si celebrano i 500 anni della sua morte, avvenuta il 2 maggio 1519. Ho presentato il libro a Livorno con l’Autore e Antonio Celano, (intellettuale raffinato che ha una dote ormai rara: il rigore filologico nell’analisi del testo e la capacità di risultare subito simpatico) in una libreria di Livorno (la Ubik: bravi!) ovviamente piena. Malvaldi è sempre o stesso. Ironico, Autoironico. Capace di farti divertire e riflettere. Sia chiaro: il romanzo è un poliziesco perché Malvaldi è scrittore di polizieschi e il bello è che, se lo definisci tale, non si offende né si sente sminuito.

Leonardo indaga su un misterioso delitto, risolve il caso con le sue armi (lo studio e la genialità) e di più non vi dico perché se no vi levo il gusto della lettura. Però, state attenti. Come ho accennato poche righe fa, queste pagine hanno un sapore di tempo presente incredibile. Si parla di potere politico sempre fragile, instabile (notevoli le descrizioni di Ludovico il Moro signore di Milano così come quelle di Carlo VIII). Si parla di banche (e qui mi cheto…). Si parla di complotti. Anzi, il complotto ancora e sempre filo rosso (meglio: nero) che attraversa la storia del nostro Paese.

Il libro è poi caratterizzato dalla proverbiale ironia dell’Autore: leggete (io non vi dico nulla) la splendida scena del tentativo di sedurre Leonardo a pagina 190 oppure la storia dei nani usati come spie…

Leonardo, ed era così davvero, è molto simpatico, spiritoso, empatico, consapevole dei limiti umani. Vestiva di rosa e portava con sé un taccuino da cui mai si separava: un punto essenziale delle pagine del pisano Malvaldi. Applaudito tanto tanto dai miei amici livornesi che affollavano la Ubik. Il che dimostra, lo scrivo fino alla noia, come la letteratura sia potente antidoto ai muri che qualche scriteriato vorrebbe erigere o a inutili fortezze. A tal proposito – ma non c’entra nulla con Malvaldi – segnatevi queste date: 11-14 luglio. Prenotate le ferie e un volo per Trapani o Palermo. Chiamale, se vuoi, Contaminazioni. Di più non vi svelo. Aspettate e vedrete. Non sono forse un recensore di gialli?

MARCO MALVALDI, La misura dell’uomo, Giunti, 18,50 euro

Francesco Ghidetti