Torna Saverio Lamanna, giornalista free-lance (tendenza-detective), campione di sarcasmo irriverente e un po’ irritante. Torna col suo amico Peppe Piccionello – pronto a trasformarsi in esperto di ogni cosa – e con la bella, bellissima fidanzata (ma ancora per quanto?) Suleima, donna di intelligenza sopraffina ed eros raffinato, elegante. Torna con l’amico commissario Randone e con la voglia di indagare su un delitto, è davvero il caso di dirlo, eccellente. Viene infatti assassinato l’esimio professor Demetrio Alù che tutti dicono di amare (i suoi assistenti, soprattutto), ma che si rivela l’idealtipo del barone universitario che controlla, dispone, divide solo a uso e consumo del suo potere accademico.

C’è poi un’altra storia, apparentemente di mafia, che fa da sottofondo a Il delitto di Kolymbetra, nuovo giallo (si fa per dire) di Gaetano Savatteri, già noto alle patrie lettere per alcune chicche, già ampiamente lodate in questa Biblioteca. Due su tutte: La congiura dei loquaci e La fabbrica delle stelle.

Il mio consiglio è di correre in libreria e di comprare l’ultima fatica del Nostro. Il romanzo è bello. Divertente. Scritto con rara chiarezza. E poi c’è un «contesto» – che, come sapete, è una mia fissazione – davvero davvero fantastico: la Sicilia, la Valle dei Templi, la casa di Luigi Pirandello, Agrigento, Porto Empedocle. Tanto che è doveroso avvertire il lettore: la Sicilia è la vera protagonista. Una Sicilia dalla faccia cattiva. Una Sicilia culla della civiltà mediterranea. Una Sicilia greca. Nell’antichità, se eri di Agrigento, eri greco a tutti gli effetti. Come un ateniese. O uno spartano. E poi, quel mare. Mare d’Africa che ti circonda, ti avvolge, ti strega. A leggere Savatteri sembra di stare là, di percorrere in lungo e in largo, specie con lo sguardo, quel pezzo di Trinacria così contraddittorio e ammaliante al tempo stesso.

La trama ve l’ho raccontata. Di più, come sempre vi ammonisco, non si dice. Mi preme mettere in rilievo alcune caratteristiche del nuovo romanzo di Gaetano. In primo luogo, la scrittura. Sempre più curata nella sua semplicità (e semplicità è sinonimo di «bello», non di «banale» come qualche sciagurato sostiene non solo in campo letterario). Io, e non prendetemi per matto, faccio, nel mio vero mestiere che è quello del recensore, un esperimento per capire se un racconto, un romanzo o un’opera letteraria funziona: lo leggo a ore impossibili. Magari dopo qualche bicchiere di Catarratto – a proposito di Sicilia… – o dopo una giornatina piena di contrattempi e perciò faticosissima. Se riesco a leggere senza tornare indietro, il gioco è fatto. Vuol dire che lo scrittore ha fatto una bella prestazione.

Altro elemento da rilevare è il gioco delle citazioni: divertente, spassoso anche sotto sembianze di assoluta serietà: dal mare che è quasi nero, colore del vino (indovina indovinello…), alla festa in un locale che si chiama «Oceano Mare» («c’è anche Baricco?») al «per fortuna sei piccolo, piccolo così» ai «fari spenti nella notte».
Imperdibili anche i ritratti umani. L’Autore – confessa, Gaetano! – deve molto a Pirandello, ben presente, com’è giusto che sia, in queste pagine. Savatteri dà il meglio di sé nella descrizione dei politici, cinici e arruffoni. Non a caso le avventure del protagonista nascono tutte da una precedente disavventura con un famoso politico.
Basta così, se no esagero con le lodi. Mi si permetta solo un ultima peana per Sellerio. La casa editrice di Palermo mette a segno un altro bel colpo. Non è una sorpresa, però che bravi questi ragazzi di Trinacria…
GAETANO SAVATTERI, IL delitto di Kolymbetra, Sellerio, euro 14

Francesco Ghidetti