NON PARLA di polemiche o scontri. E non solo perché il suo leader Marco Pannella è stato appena sepolto nel cimitero di Teramo. O perché il dolore è troppo fresco. No. Matteo Angioli, negli ultimi quindici anni strettissimo collaboratore del leone radicale, ha semplicemente vissuto «tre giorni memorabili. Una festa laica. Credo che Marco sarebbe stato contento. È riuscito a… farci felici anche in queste ore. A partire dal suo amato jazz in piazza Navona».
Quando vi siete conosciuti?
«Gli strinsi la mano per la prima volta nell’aprile 1994 a Roma, hotel Ergife».
Quando avete iniziato a collaborare?
«Marzo del 2002, Bruxelles. Che anni…».
Formidabili?
«Pieni, intensi».
I modelli di Pannella quali erano?
«Su tutti gli europeisti Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, Altiero Spinelli».
Sfuriate tremende: leggenda o realtà?
«Realtà. Ma con una caratteristica: non era capace di portare rancore».
La leggenda: ascoltava tutti.
«Macché leggenda. Ascoltava tutti. Il problema è che in molti non lo ascoltavano…».
Dicono che fosse amareggiato per non aver costruito un’Italia indipendente dalle chiese cattolica e comunista.
«Dicono male. Poco tempo fa scandì: ‘Abbiamo storicamente già vinto’».
Non era granché come organizzatore.
«A differenza di un Bettino Craxi o di un Enrico Berlinguer ha lasciato sia idee che metodo».
Craxi, un amico fraterno…
«Penso si volessero molto bene. Stima reciproca».
Però, se un suo allievo se ne andava erano insulti.
«Falso. Li lasciava camminare per la loro strada. Non ha mai espulso nessuno».
Una volta urlò a un cronista: ‘Ma lo volete capire che la mia vita è la politica!?!?…’
«Ovvio. Non vedo quale grande scoperta sia».
Leggeva molto. Dicono.
«E dicono bene. Negli ultimi tempi più giornali e agenzie che libri. Ma era onnivoro. Divoratore della parola scritta».
Molto popolo in piazza Navona.
«Moltissimo. La gente riconosceva in lui ‘un vecchio ragazzaccio di strada’».
Lei era vicino a Pannella anche umanamente.
«Mi considerava, assieme a Laura, la sua famiglia. Gli piaceva stare con noi. Aveva voglia di avere accanto gli amici».
Poco senso del denaro…«Non era attaccato ai soldi per sé. Tant’è che al partito ha donato tutto quel che aveva, diventando forse l’unico politico che si è impoverito».