L’INGERENZA della Chiesa nelle vicende italiane ha sapore antico. Un pressing che, però, va di pari passo col progressivo scollamento con la società italiana. Infatti, se nel 1991 i matrimoni concordatari sono l’82,53%, nel 2004 scendono al 68,83%. E poi le nozze solo civili: 17,5% nel 1991, 31,2% nel 2004.

PERALTRO, già nel 1985, a marzo, un sondaggio della Doxa mostra la crisi dei rapporti. Su 1.053 intervistati a proposito della destinazione dell’8 per mille, solo il 14,7% dichiara di donarlo Oltretevere mentre un robusto 66,6% va in beneficenza.
Già, gli anni Ottanta, con quel 18 febbraio 1984 che vide la firma del cosiddetto secondo Concordato (il primo era stato firmato nel 1929, in piena era fascista) nella sala ‘Giulio Romano’ di Villa Madama, a Roma, protagonisti l’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi (lo statista grande ammiratore dell’anticlericalissimo Giuseppe Garibaldi) e il segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli.
In una giornata stranamente fredda e sotto un cielo insolitamente plumbeo per gli standard romani, la cerimonia si svolge tra le 12 e le 12.23. Di fatto, sia pure tra ambiguità non marginali, è la fine dello spirito del Concordato ‘mussoliniano’: quella cattolica smette di essere ‘religione di Stato’ e il suo insegnamento nelle scuole diventa facoltativo. La firma viene considerata un successo, anche se non mancano le proteste. Come quelle della pattuglia radicale che inscena una contro-manifestazione insieme alla Lega per l’abrogazione del Concordato e l’Associazione per la libertà religiosa in Italia. Si contesta, tra l’altro, il regime speciale degli edifici di culto. La doppia legislazione in materia matrimoniale. Il trattamento di favore per le scuole cattoliche. L’insegnamento religioso.

AL DI LÀ delle cifre, le ingerenze cattoliche hanno sempre una caratteristica: sono chirurgiche, colpiscono grandi e piccole realtà. E se è celeberrima l’esortazione del fronte papalino alle elezioni del 1948 (Pio XII: «O con Cristo o contro Cristo!», «Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no!»), si ricordano le pressioni, mai smentite, del Vaticano per avere uomini graditi ai vertici della Rai. Oppure la reprimenda che papa Ratzinger fa al sindaco Walter Veltroni nel 2008 per denunciare le condizioni della Capitale. O, ancora, la durissima intemerata contro il divorzio che costringe la Dc a subire, probabilmente, una delle più umilianti sconfitte della sua storia: nel 1974 quasi il 60% dei nostri concittadini (e con un Pci assai tentennante) confermano la legge, così come, nel 1981, fanno con l’aborto: 68% a favore, 32% contro. Il tutto nonostante il pressing vaticano. Che, per la cronaca, si esprime anche attraverso organi di stampa più o meno ufficiali. Nel 1986 un acido commento dell’Osservatore Romano contro il governo Craxi (sì, il premier del Concordato numero due) viene liquidato dalla segreteria politica dello statista socialista così: «Inaccettabile ingerenza».
Ingerenza che, nel 1903, la pur cattolicissima Austria aveva tentato di arginare anche se con finalità anti-italiane: mise il veto sull’elezione del cardinal Rampolla del Tindaro al soglio pontificio. Magari esagerando…