Lei si chiama Carmignani, Ilide Carmignani. Lucchese di nascita, ha una fortuna sfacciata. È infatti una delle traduttrici più famose e brave d’Italia. Ma non è finita. No, perché Ilide, nella sua fortuna sfacciata (e tutta meritata), è colei che ha tradotto scrittori come Roberto Bolaño e Luis Sepúlveda. Due monumenti della letteratura contemporanea, inutile sottolinearlo. Con Lucho non c’è stato solo un rapporto professionale. No, Ilide era una sua amica. Il che è una delle spiegazioni del successo di Lucho in Italia. Impossibile trovare sbavature nei testi tradotti.

Ilide ci ha riservato una sorpresa. Ha scritto lei un romanzo (Storia di Luis Sepúlveda e del suo gatto Zorba) con protagonista Sepúlveda. Lo scrittore cileno racconta la sua vita (quindi fatti veri nella finzione letteraria) al gatto Diderot. Lui detta, il gatto scrive con una macchina da scrivere che fu di Ernest Hemingway, autore amatissimo da Lucho. Ne viene fuori un romanzo-biografia delizioso che davvero si legge tutto d’un fiato (l’editore è Salani). Le pagine scorrono via veloci e piacevoli. Si scopre (o si riscopre) quanto formidabili siano stati gli anni, nel bene e nel male, di Lucho.

E non solo: anche la famiglia dello scrittore cileno assume contorni di fascino certo e indiscutibile (una sua nonna era livornese: tutta da leggere la storia di questa donna a pagina 76). Penso allo zio Pepe che combatté nella guerra civile spagnola accanto proprio a Hemingway dalla parte giusta, i repubblicani schierati contro Francisco Franco, foraggiato e aiutato dalla Germania nazista e dall’Italia mussoliniana in quello che fu, probabilmente, l’ultima vera guerra ideologica della Storia. Oppure nonno Gerardo, l’anarchico che andò nelle Filippine per dare una mano ai primi indipendentisti.

Poi, c’è Lucho. Amico di Allende, vittima del golpe di Pinochet del 1973, costretto a vagare, con ostinata determinazione, in un esilio perenne. Il Lucho che partecipa, nel luglio 1979, al trionfo della rivoluzione sandinista contro Somoza, ma che poi, perché considerato ’eretico’ dai consiglieri della Germania Est e della Bulgaria (paesi del comunismo reale), è costretto ad andarsene (e ci aveva visto giusto: guardate com’è ridotto, dopo le iniziali passioni, il Nicaragua oggi…). Il Lucho giornalista – grandi reportage dall’Africa -, il Lucho scrittore formatosi su classici che ognuno dovrebbe aver letto, il Lucho che decide di stabilirsi in Spagna e che, quando torna in Cile, prova una stretta al cuore che gli impedisce di tornarci a vivere.

Insomma, una mirabile sintesi di quella che è stata una vita impareggiabile. Una vita portata via dal morbo maledetto nell’aprile del 2020. Una perdita di cui ancora faccio fatica a rendermi conto. Sembra impossibile. Grazie dunque a Ilide per aver rinnovato il nostro amore per un grande della letteratura (e non solo).

PS Completano il libro una poesia e una toccante postfazione della amata moglie di Lucho, Carmen Yáñez.