Un bambino che sta diventando un ragazzo e che sta diventando un uomo. Ha 13 anni. Si chiama Lamberto. Vive in Veneto, in un piccolo paese. Odia le case abbandonate, odia i paesaggi dove non c’è gente. Ama leggere. Ama stare con gli amici, ma è impacciato. Si sente spesso fuori luogo, o meglio inadeguato. Porta gli occhiali perché ha una miopia molto forte. Ha una bicicletta con cui corre in campagna. Ama come si può amare a 13 anni. Con pudore, con paura, col cuore che batte all’impazzata. Con i sogni che non diventano mai realtà. Ha amici sbruffoni. Vuol diventare parte integrante della banda di giovinotti che si è battezzata Lupi Matti. Ma deve superare delle prove di coraggio e di incoscienza. Ha un padre maresciallo dei carabinieri. Ha una mamma dolcissima e bravissima che stravede per lui.

Ha il ricordo, potente, del nonno. Lo va a trovare quasi tutti i giorni al cimitero. E ci parla, gli chiede consigli, ricorda quello che gli ha insegnato, le frasi, i sorrisi, lo sguardo dolce e severo al tempo stesso.

Insomma, Lamberto sta crescendo come tanti adolescenti. Ma c’è una variante – impossibile da prevedere come quasi tutte le svolte della vita: Irene. Bella, romana, di carattere mutevole. Irene ha una pistola. E’ guardinga. Vive da sola (ma sarà così?) in uno di quei casolari isolati, abbandonati che Lamberto detesta. Si nasconde, quella ragazza che ormai è una donna. Si nasconde perché è una militante delle Brigate Rosse. Sì, il partito armato che – siamo nel 1983 – ormai ha perso la sua partita di carte insanguinate, che ha buttato il progetto di fare la rivoluzione. Eppure, Lamberto e Irene si conoscono e parlano parlano parlano. Uno scambio di sentimenti, di idee, di cose dette e non dette.

Lui cresce, lei si pone il dubbio di aver sbagliato tutto. Irene si accorge che la vita poteva essere diversa. Lamberto capisce che le cose non sono così lineari come sembrano. Un patto li unisce: la lealtà. Lei non sarà pericolosa (perché chi è in clandestinità può esserlo eccome), lui non la denuncerà. Anzi, ci sarà una muta assistenza sentimentale per capire l’uno le ragioni dell’altra. Lamberto è confuso, è troppo giovane per capire. Lei invece sa di essere destinata alla sconfitta.

Lamberto trova la forza per diventare più grande e afferrare il senso profondo delle cose. Saprà farsi valere, saprà respingere e attrarre Corinna, l’amata Corinna, saprà farle capire – grazie anche all’aiuto di Irene e dell’anima del nonno – di che pasta è fatto. Non piegherà la testa fino al chiarimento finale e all’esito irreversibile di questa vicenda che fa i conti con la storia e con la propria intimità sentimentale, con il proprio essere, con le proprie paure e speranze.

Il finale non ve lo svelo. Ma è un finale di speranza e, ma sì, di leggera consapevolezza di come la vita sia particolare, con le sue asprezze e le sue dolcezze. Specie se hai un nonno che ti ha guidato…

Dunque, correte in libreria e comprate Dove si nascondono le rondini di Enrico Losso. Un bel romanzo. L’editore è Garzanti, una garanzia.

PS Presento oggi, mercoledì, il libro con l’Autore a Bologna (Libreria Coop Ambasciatori, via degli Orefici 19, alle 18)