L’estate di Piera (Rizzoli)

C’è Piera. La grande Piera. Una donna che ha dedicato la sua vita al teatro. Una leggenda, verrebbe da dire, se non fosse che lei detesta la retorica, è rimasta l’eterna ragazza coi suoi ideali, le sue paure, le sue speranze e che, a tale constatazione, potrebbe rispondervi male.
C’è Alex. Un tipo un po’ sfigato, roso dall’ambizione, portaborse sfruttato da un senatore eletto chissà come e perché che ha in mente di proporre una legge poco gradita a certi circoli di potere.

C’è un poliziotto che viene da Bolzano e sbaglia i verbi. Fa fatica con l’italiano, ma non con le indagini. Insomma, l’altoatesino Sebastian sa fare il suo mestiere, sa che cosa vuol dire essere un poliziotto.

E ce ne sono molti altri di personaggi in questo bellissimo giallo scritto a quattro mani da Piera Degli Esposti (già: Piera…) e Giampaolo Simi, di cui non mi prendo certo la briga di dirvi chi sono. Cioè due giganti dello spettacolo e della letteratura. La magnifica coppia scrive, per Rizzoli (bravi, davvero bravi con questa collana «Nero»), un superbo giallo: «L’estate di Piera». Però, non vi ho (volutamente) detto ancora chi è il vero protagonista. Anzi: la vera protagonista. Si chiama Roma: caotica; caldissima – a parte qualche spruzzo serale di ponentino –; fa arrabbiare tutti (specie il suddetto poliziotto altoatesino); preda di tribù politiche poco raccomandabili; sporca; governata male. Ma basta un tramonto per capire che farne a meno è difficile.

Il problema è che, in una stanza di un bed and breakfast, si consuma un delitto. Non voluto: Alex, cocainomane, si è fatto prendere dalla foga sessuale, ha stretto un po’ troppo la collanina di Chiara (che si chiama in un altro modo, ma è un dettaglio). Inoltre, Alex fa uno sbaglio dietro l’altro. Pretende, per esempio, di occultare il cadavere. Mette la ragazza in un sacco e la butta in un pozzo. Però, e qui per lui le cose si mettono davvero male, nonostante sia notte avanzata, Piera è sveglia e vede qualcuno che butta il sacco. E siccome Piera non è tipo da arrendersi facilmente, riuscirà a far dare un’occhiata a quel pozzo situato in un palazzo accanto al suo. Sì, perché Piera vive nello stesso storico palazzo dove si è consumato il delitto. Direte: hai spoilerato. No, perché chi sia l’assassino si sa da subito. Piera e Giampaolo costruiscono un thriller molto romano giocando a carte scoperte. Meglio: a carte parzialmente scoperte. Le altre, ovviamente, non ve lo faccio vedere: è un libro davvero da leggere.

E poi, devo confessare una cosa che spesso compare nelle mie noterelle. Non è tanto il noir che appassiona (pur costruito senza sbavatura alcuna: fantastica la descrizione dell’ossessione di Piera di voler rappresentare il “Riccardo III” al femminile), non è tanto la pur perfetta trama, quanto quelle che una volta si chiamavano “atmosfere“. Frase retorica, lo so, eppure terribilmente vera: a leggere queste pagine ci si sente protagonisti. I personaggi ti accompagnano, è come averli accanto.
Ovviamente non vi dico se il colpevole sarà scoperto. Comprate il libro e lo saprete. Un romanzo che è un sapiente mix di ansia e ironia al tempo stesso di quella che qualche penna famosa avrebbe codificato come «commedia umana».
PS Occhio alle vongole. Che siano veraci o meno… (piccolo indizio del recensore dispettoso).

Francesco Ghidetti