Ci sono libri che sai ti piaceranno prima ancora di leggerli. Comprarli è operazione spontanea, non meditata o rimuginata. E ci sono autori che ti sembrano garanzia di ore piacevoli e leggere. In questa categoria annovero Giancarlo De Cataldo. Non sto a dirvi chi è, gli amanti dei noir (specie se ambientati a Roma) ne conoscono vita e miracoli. Basti pensare al vero e proprio fenomeno di costume che è stato (e, per certi versi, ancora è) la storia, più o meno romanzata, della Banda della Magliana, holding politico-criminale che aveva in mano Roma, e non solo, tra gli anni Settanta e Ottanta. E che, ancora oggi, fa capolino nelle cronache cittadine. Romanzo criminale è stato fra i romanzi più venduti degli ultimi decenni, il film e la serie tv hanno fatto impazzire migliaia di spettatori. Eppure, nonostante il successo, l’ex toga De Cataldo non si è montato la testa. Continua a scrivere, anche sui giornali, e continua, più che altro, ad aiutarci, come dicevano gli inglesi, “ad ammazzare il tempo”. In due parole: a divertirci.

Non faccio l’elenco delle sue opere, ma posso assicurarvi che la ‘serie’ con protagonista il magistrato Manrico Spinori, si arricchisce di un nuovo, emozionante, capitolo. Stavolta il ‘contino’ (cioè di nobile famiglia, con una madre molto fascinosa anche da anziana, ma purtroppo affetta da ludopatia) deve vedersela con la morte di Ademaro Proietti, palazzinaro di nome, uno che conta nella Roma politico-economica, gran tifoso della Lazio. A proposito di Lazio: Ademaro è caduto, nel tratto di mare fra Anzio e Ostia, dalla sua barca. Barca… diciamo yacht, denominato “Chiwi”. E sapete perché? Qui De Cataldo spara la sua prima pallottola da scrittore consumato: il nome è dato dalle lettere iniziali di Chinaglia e Wilson, celebri giocatori della Lazio dello scudetto del 1974. La trovata narrativa denota una profonda conoscenza di Roma da parte dell’Autore. Tanto che, mai mi stancherò di dirlo, si può ragionevolmente affermare che la Capitale è la vera protagonista del romanzo. De Cataldo, al di là della trama, si muove a suo agio, perfetto agio, in un certo ‘generone’ che ancora oggi affligge la città, ne individua i tic e le fissazioni, sino a fornirci un quadro d’assieme estremamente convincente.

Ci sono poi le ragazze della squadra di Manrico. Dall’ispettrice Cianchetti (tutto sommato il personaggio meno riuscito perché esageratamente macchiettistica) a Gavina Orru al procuratore capo Gaspare Melchiorre (che sulla mania per l’opera di Manrico ha perfettamente ragione: è una palla mostruosa) a molti altri.
Ovviamente c’è lui, il protagonista: Manrico. Il quale, diciamolo subito, ha un’inquietante instabilità sentimentale (ora si affaccia la bella Stella, mentre l’altra… e dire che il figlio pare così serio e convinto!).

Dunque, un romanzo da leggere. Se amate Roma, con queste righe, capirete perché ve lo consiglio: “Era una mattinata chiara, nel cielo terso brillava un sole convincente, la temperatura si era alzata di un bel po’ di gradi, e insomma, come spesso accade a Roma, si scriveva fine anno e si leggeva mezzo autunno”. Vero, verissimo. Roba forte, amici lettori. Roba che fa venire una qual certa nostalgia di una beata e irraggiungibile gioventù…