Fa freddo a Stalino. Un freddo inimmaginabile. E quell’odore di morte, le grida disperate dei feriti, un’umanità dolente che vive nel terrore, che si aggrappa disperatamente alla vita salvo lasciarla così, all’improvviso, senza nemmeno un lamento. Siamo in Ucraina, corre l’anno 1941, piena Seconda guerra mondiale. La trionfale avanzata in Russia dei tedeschi comincia già a scricchiolare. E i loro alleati italiani, mandati da Mussolini in quelle terre lontane e ostili, non ce la fanno. Il capitano del Sim Bruno Arcieri si trova lì. Missione segreta e delicatissima. Il Comandante si fida solo di lui. Il compito non è facile.
Il Servizio informazioni militare ha intercettato il messaggio di una spia inglese nascosta in Urss che chiede nuovi codici di trasmissione radio perché deve rivelare un segreto sconvolgente. E allora Arcieri parte alla caccia della spia e della radio, lascia nella sua villa liberty di via Scipione Ammirato a Firenze l’amata Elena Contini. Non va in missione a cuor leggero. Elena, infatti, è ebrea e rischia ogni giorno di essere arrestata. E lascia il grande appartamento di Prati a Roma in via Cola di Rienzo.
A Stalino, il capitano, sempre più convinto della follìa dell’avventura fascista, si trova immerso in una realtà scioccante tra medici un po’ così (fra tutti il dottor Pitigrilli – nemmeno lontano parente del famoso scrittore – che professa apertamente le sue simpatie per Stalin!), enigmatiche libraie (ex libraie) come Irina che nasconde un bel po’ di segreti, come del resto Ivan… Il tutto avvolto dalle nebbie degli orrori nazisti e stalinisti. E il lettore si prepari a un finale sconvolgente.

Leonardo Gori ha da tempo mollato gli ormeggi del porto sicuro del genere “giallo” per approdare, con mano ferma, ai procellosi mari della letteratura pura. E, anche stavolta, ne dà mirabile prova. Specie nella dicotomia tra la cupa crudeltà della guerra e la ricerca costante della serenità. Serenità che il nostro capitano trova accanto a Elena, che sia nella Firenze di via Scipione Ammirato o nella calda e luminosa Roma.

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Leonardo Gori, La libraia di Stalino, Tea