Il vento della letteratura tira forte nell’ultimo romanzo di Alessandro Robecchi: Una piccola questione di cuore, edito da Sellerio. Tira forte perché sono pagine dure, aspre, malinconiche e molto altro ancora. Ma prima dell’analisi testuale, vi racconto la trama. Per sommi capi e, lo giuro, senza rivelarvi nulla.
Stefano, 22 anni, è il classico ragazzo “a modo”, di famiglia più che agiata, forse un po’ solo: vive in una bellissima casa a Milano dalle parti di Porta Romana, il padre è una specie di maneggione che sta a Roma dove può inciuciare. La mamma si occupa di arte e vive, di fatto, all’estero.
Un giorno Stefano si presenta alla sede dell’agenzia di investigazioni Sistemi Integrati. La Sistemi Integrati è guidata dal noto (nei libri e alla tv) Carlo Monterossi che, a sua volta, è affiancato da un’ex poliziotta bella tosta (“la Cirrielli”) e dal duro Oscar Falcone, uno che non la manda a dire e che, di sicuro, non è mai di buon umore.
Stefano si presenta e chiede ai detective di ritrovare la donna che ama: il suo nome è Ana, è rumena, ha 39 anni. Sì, 39. Bella differenza di età. Ma lui dice che la ama. Riamato. Ma chi è Ana? Un tipo particolare. Non solo perché bellissima e fascinosissima (che sia in ghingheri o scalza), ma perché è nei guai fino al collo.
Non entro nei particolari, eppure la donna deve averla combinata grossa se un affarista poco (molto poco) per bene l’ha praticamente condannata a morte. Ana viene ritrovata, però ha una spina da togliere: convincere l’affarista a non farla fuori. Ce la fa a incontrarlo e a stipulare un patto con lui, eppure non si capisce bene che cosa possa aver commesso.
E poi, parallela alla storia di Ana e Stefano, c’è il dramma di Federico Bastiani, il rampante Bastiani. Uomo di finanza, anch’egli non è, diciamo così, specchiatissimo. Sia nel pubblico che nel privato. Una figura sordida ammantata di mondanità e luci sfavillanti. Pare che anche lui sia innamorato. E che voglia fare un regalo bellissimo alla sua bella. Un regalo che risale al Seicento e che è raffigurato in un celebre quadro. Però, anche in questo caso, sorge un problema: il rampante viene trovato morto. Gli hanno sparato in testa. Del caso si occupano due poliziotti. Non ufficialmente, però: il caso è dei Carabinieri. I due sono il morbido – all’apparenza – Ghezzi  e il duro Carella. Ovviamente, le strade dei detective privati e dei poliziotti si incroceranno perché, il titolo del romanzo è perfetto, c’è una piccola questione di cuore fra i vari attori (e non ve li ho rammentati tutti).
Riassunta la trama (non è stata impresa agevole, credetemi), passiamo all’analisi critica.
Robecchi centra ancora una volta (ho perso il conto dei suoi romanzi) il bersaglio. Che poi, per i pochi che mi seguono, è il mio bersaglio preferito. Meglio: i bersagli, declinati al plurale.
C’è tanta azione, un vero e proprio hard-boiled.
C’è tanto sentimento.
C’è tanto amore.
C’è la fatica di vivere.
C’è l’indagine classica.
C’è una scrittura secca (alla Stendhal, per capirsi: e non esagero).
C’è tanta letteratura cittadina.
Su quest’ultimo punto, Robecchi esplicita tutto il suo amore per Milano, dipinta con toni chiaroscuri eppure di lieta speranza (le descrizioni sparse della primavera milanese sono eccezionalmente liriche).
L’azione è ben calibrata. Violenza dosata al punto giusto, rapidità di esecuzione e quindi comprensione immediata per il lettore.
Il tema dell’amore è centrale. Direi che, con Milano, è il vero protagonista (molto belle le scene del matrimonio di uno degli agenti di polizia, Sannucci) ed è la spina che fa più male al lettore. Robecchi, con sapienza, fa rimanere sempre sospeso il lettore nel dubbio: è davvero amore o solo fantasticherie di una società stanca e avvilita?
E qui mi fermo, nonostante gli spunti di riflessione siano ancora moltissimi. Una lettura che vi consiglio, dunque. Con un avvertimento: non pensate che vivere sia facile. Si fa una fatica boia. Anche se si è in buone o ottime condizioni economiche…
Il romanzo verrà presentato a Bologna alla Coop Ambasciatori di via degli Orefici 19, lunedì 11 alle 18