Per noi che, volenti o nolenti, ci nutriamo di attualità veloce, come avrebbe sentenziato, nella sua creativa follia, il campione del futurismo Filippo Tommaso Marinetti, aderire alle tesi del collega Claudio Cerasa non è facilissimo. Una volta si sarebbe detto: ne abbiamo viste troppe. Specie in politica. E continuiamo, ahinoi, a vederne di disgustose pure di questi tempi grami. Eppure, è impossibile non provare una certa qual soddisfazione, si condividano o meno le idee del direttore del Foglio, quand’egli propone questo «Manuale di resistenza allo sfascismo» dal titolo Abbasso i tolleranti edito da Rizzoli.
Premessa di metodo: non creda il lettore di trovarsi di fronte a un libro «politicamente scorretto», nenia che, negli ultimi tempi, ha francamente stuccato data la sua inconsistenza ancor prima culturale che politica. Il ‘manifesto’ di Cerasa risulta chiaro sin dalla prima pagine.
L’autore, infatti, cita il filosofo liberale Karl Popper (e sembra uno dei pochi ad averlo veramente letto): «La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi». Finalmente, viene da pensare.
Ma non è finita qui. Perché altro spunto molto interessante propostoci dal direttore del giornale fondato da Giuliano Ferrara riguarda l’attacco senza se e senza ma ai luoghi comuni, al ‘sentire comune’ alla ‘ggente’ che ‘percepisce’ senza conoscere i problemi veri. Si chiede Cerasa a proposito de terrore verso i migranti: «Perché la paura continua a salire anche se il numero degli irregolari continua a calare? Nel 2008 erano circa 650.000, più o meno 11 ogni 1000 abitanti. Oggi sono circa 500.000, più o meno 8 ogni 1000 abitanti». Inutile ogni commento a questo dato di fatto. Che induce a una riflessione su quella che sembra e quello che è. E sul ruolo dei mass media. L’esempio dei migranti e della percezione, peraltro, vale anche per quello che Cerasa chiama «il pensiero unico catastrofista» citando Steven Pinker, intellettuale di bella cifra stilistica, sommo linguista e psicologo cognitivo. Il quale, dati alla mano, dimostra come quelli che stiamo vivendo siano gli anni «più pacifici della storia». Con esempi su come guerre e genocidi siano al minimo storico e su come, piano piano, le discriminazioni stiano «diminuendo visibilmente in quasi tutto il mondo».
Altro elemento che ci preme mettere in rilievo è la sottolineatura che l’autore fa del concetto di Patria, falsamente e ingannevolmente (ma questo è parere di chi scrive) declinato a destra. Quando, cioè, si confonde il patriottismo con il nazionalismo. Due cose tra loro in contrasto. Che confliggono. Ma che la vulgata vuol far passare come concetti simili e coincidenti.
Si potrà dunque condividere o meno il pensiero del direttore del Foglio, ma questa sua battaglia soda di ottimismo contro il pessimismo aiuta a pensare. E, chissà, magari a pensare di più. Basterebbe solo questo. Se non meglio, di più.