Dici Virtus e, almeno a Bologna, pensi alla pallacanestro e al derby. Magari, restando in tempi più o meno lontani, a Brunamonti e Danilovic, Messina e Ginobili e, oggi, a Teodosic, il Leonardo (da Vinci) dei canestri. La Virtus però è anche una polisportiva cittadina che ha quasi 150 di storia (fondata nell’ormai lontano 1871) che, tra le proprie sezioni, ha realtà all’avanguardia.
Come la sezione scherma, leggermente più giovane rispetto alla polisportiva (1873), ma con l’entusiasmo giovanile e sbarazzino di chi vuole stupire il mondo. La sezione scherma e la sua sede di via dello Sport, nella sala intitolata a Giuliano Schiavina, si è aperta alla stampa. Per mostrare orgogliosamente le pedane e gli spogliatoi. La “location”, come si dice al giorno d’oggi, è notevole così come i numeri che snocciola Marcello Scisciolo, vice presidente operativo e direttore sportivo del club. Perché dai 22 tesserati del 2009 si è passati agli attuali 153 con il sogno di arrivare a 200. Per arrivarci la Virtus, sempre al passo con i tempi, vuole aprire allo sport paralimpico e, per farlo ovviamente, deve adeguare la propria “casa” oppure poter contare su una realtà differente (che sarebbe un’ottima valvola di sfogo) qual è l’ex Cierrebi.
Intanto oltre ai numeri, importanti, c’è una qualità che rende la Virtus la società più appetibile a livello italiano. Perché il maestro d’armi è Andrea Terenzio (vogliamo definirlo, senza scomodare paragoni politici, come il “Migliore”?), perché proprio Andrea ha saputo costruire, negli anni, una squadra “collaterale” capace di risolvere qualsiasi tipo di problema. Dalla postura agli infortuni, dall’alimentazioni alle macchine che, utilizzate, restituiscono forza ed elasticità, dal dominio delle emozioni ai più reconditi aspetti della mente. Tutti al servizio dell’atleta purché l’atleta, come accade in Virtus, accetti l’idea del sacrificio e dei progetti a lunga scadenza. Il primo è legato a Tokyo 2020, ma anche Parigi 2024 è già dietro l’angolo. Senza scomodare Olga Kharlan (che però è la punta dell’iceberg di un mondo della sciabola che guarda a Bologna e alla Virtus come un prezioso punto di riferimento), ci sono le storie di Luigi Samele e Matteo Neri. Il primo ha già vinto in bronzo olimpico e vuole quantomeno bissare un’altra medaglia. L’altro è un giovane che, nelle categorie, ha fatto sfracelli. E che ha dalla sua una determinazione incredibile. Per Matteo, paradossalmente, un secondo posto è un mezzo insuccesso.
Terenzio, Samele e Neri, la Virtus di Giuseppe Sermasi (il presidente) e Marcello Scisciolo è davvero in buone mani.