Vedo il campionato di baseball e la sensazione che provo è che molti (tanti? la maggioranza?) si lamentino del brodo grasso. Nel calderone delle recriminazioni trovo, in ordine sparso, queste argomentazioni: “sei squadre, troppo poche”; “praticamente è un campionato regionale”; “sette inning non si possono vedere”. E ancora: “Macerata non ha giocato contro Parma”, “il livello è bassissimo”; “un baseball così è davvero ridotto ai minimi termini”.
Tutte considerazioni rispettabili, sicuramente. E da prendere in considerazione perché si cresce solo migliorando e correggendo i propri errori.
Ed errori, probabilmente, ne sono stati commessi. E del resto, chi non sbaglia mai?
Però mi piacerebbe capire le alternative proposte da chi, guardando al campionato di baseball di A1, storce il naso.
Guardo, per esempio, a un altro sport di estrazione americana: il basket.
Chiudere la stagione, senza assegnare un titolo o uno scudetto, ha lasciato una ferita aperta nel mondo dei canestri. Così aperta che, nonostante gli impianti siano stati riaperti, almeno al 25 per cento della loro capienza, non sono mai stati capaci di ottenere il tutto esaurito.
Il baseball, con i suoi problemi, ci ha provato: ha tenuto alto l’interesse. Ha giocato. Ha cercato di mantenere uniti gli appassionati, ha offerto uno spettacolo decoroso. Ha dato la possibilità a tanti giovani italiani di giocare e mettersi in mostra. Basterà per tornare agli splendori di un tempo?
Non ho la sfera di cristallo e non sono in grado di fornire una risposta certa. Ma il baseball s’è mosso e, forse, ha pure precorso i tempi. Perché i sette inning, sui quali i puristi arricciano tanto il naso, potrebbe essere il futuro.
Del resto anche il volley, quando fu inserito il rally point system rischiò una sorta di scisma interno. Adesso la pallavolo è solida (compatibilmente con il Covid) e va avanti decisa. Il baseball sconta lo scarso appeal televisivo. Perché le tv non si fidano di una competizione che sai quando comincia, ma non sai mai quando finisce.
Le tv devono riempire i tempi morti con le pubblicità. E avere la tv ti consente di entrare nelle case della gente, anche di quelle che non conoscono il baseball, di crescere.
Vada come vada, credo che federazione, San Marino, Fortitudo Bologna, Parma, Godo, Macerata e Collecchio debbano essere applaudite per quello che hanno fatto. Per lo spirito e per l’impegno. Si poteva fare meglio? Sicuramente, ma solo perché, credo, la perfezione non esiste o difficilmente può essere raggiunta. Però, l’alternativa al prodotto che le sei squadre e la federazione ci hanno proposta, era il nulla.
E con il nulla – continuo a vivere da vicino le polemiche sul basket e la casellina vuota che ci sarà alla voce vincitrice dello scudetto 2020 – non si va da nessuna parte. Al massimo al bar.
Discutere, dialogare e perfino litigare possono essere un punto di partenza. A patto che si giochi. A patto che, dopo le chiacchiere, si faccia realmente qualcosa. La Fibs e le “sei sorelle” l’hanno fatto.
E se un giorno (forse lontano, speriamo vicino) il baseball di casa nostra dovesse tornare agli antichi fasti, dovremmo dire grazie a chi, oggi, ci ha permesso di avere un campionato. Pur con le sue imperfezioni. Intanto siamo andati in base, abbiamo creato le premesse per confezionare un punto. Arriverà il fuoriclasse, credo e spero, che ci spingerà tutti a casa base. Felici e contenti.