Ultimo posto in classica, solo due vittorie e nessun successo al Teseo Bondi, che sarebbe poi il campo di casa di Castenaso. Però mai come in questa occasione mi sento di sposare un vecchio tormentone “Io mi fido di Marco Nanni”. Il tormentone era diventato una sorta di gioco, via whatsapp, tra il sottoscritto e il manager di Castenaso quando questi, nell’estate del 2014, era alla guida della Fortitudo. Forse avete dimenticato come arrivò quello scudetto. Impossibile, però, dimenticare quello che accadde in gara-uno.
E’ il Ferragosto del 2014: la finale si inaugura al Gianni Falchi, nella casa della Fortitudo e la pallina iniziale viene consegnata nelle mani di Williamson. La Fortitudo vola via leggera, si presenta, all’ottavo inning, con un vantaggio consistente, 5-1.
Williamson scende dal monte per lasciare la scena a Raul Rivero, l’uomo che con pochi lanci efficaci è in grado di garantire la salvezza e la vittoria. Invece in quella sera succede di tutto. Rivero va in confusione, comincia a subire una valida dopo l’altra. Il risultato è che, anziché blindare il risultato, Raul consente il pareggio di Rimini, 5-5, che poi trova il guizzo per vincere 5-6.
Ce n’è abbastanza per mandare in tilt un elefante. Marco Nanni, il manager, non perde la calma. Dispensa fiducia e tranquillità. E così, in rimonta, dal 2-3 al 4-3, arriva uno degli scudetti più belli della Fortitudo.
In quel momento, per il sottoscritto, nacque il tormentone “Io mi fido di Marco Nanni”. Sono passati gli anni, ma la fiducia e la stima non sono mai venuti meno. Marco è sceso di categoria, a Castenaso, ma ha riportato la società al vertice. E adesso, anche se c’è l’ultimo posto – e, attenzioni, trattandosi di un campionato dispari, non sono previste retrocessioni – non abbiamo cambiato idea. Marco sta continuando a seminare. Presto il lavoro di Nanni darà i suoi frutti anche a Castenaso. Perché “Io mi fido di Marco Nanni”.